Il rapimento alieno di Emilcin è un presunto caso di rapimento alieno verificatosi nel 1978 in Polonia nella zona di Emilcin, che ha visto come protagonista un anziano agricoltore, Jan Wolski (1907-1990).
Era una mattina come tante altre quella del 10 Maggio 1978 e, in questa giornata che stiamo per raccontarvi, coinvolge l’agricoltore Jan Wolski di 71 anni, residente ad Emilcin, (un borgo rurale in provincia di Lublino-Polonia).
Jan Conduceva una vita tranquilla, caratterizzata da una profonda dedizione al lavoro, alla famiglia e alla fede cattolica. Ai tempi dell’accaduto nel suo paesino (secondo quanto attestato dalla WCPE-UFO) non esistevano scuole, bar ed edicole, ma solo un negozio.
Motivo per il quale è da escludere l’idea che l’uomo sia stato condizionato nel racconto dalla propaganda televisiva e globalizzata fatta sull’argomento “alieni” dagli americani.
In quella mattina piovosa, verso le 7.00, Jan stava guidando il suo calesse trainato da un cavallo per andare a lavorare nei campi, quando decise di prendere una scorciatoia, in quel frangente, vide 2 piccoli uomini che camminavano nella sua stessa direzione.
Appena il calesse li raggiunse, questi fecero capire (a gesti) all'uomo di volere un passaggio e che quest'ultimo concesse ,quindi, i 2 personaggi saltarono a bordo.
Secondo il racconto di Wolski, i 2 personaggi erano alti circa 1,50 metri, avevano la pelle verde, gli occhi a mandorla con gli zigomi sporgenti e indossavano indumenti aderenti e neri.
Le loro dita (verdi) somigliavano a quelle degli anfibi, poiché, erano dotate di membrane all’altezza dell’articolazione del primo dito.
Al posto del naso, c’era solo una leggera protuberanza con 2 piccole aperture verticali, la bocca era diritta e esigua e i denti erano bianchi.
Nessun pelo era visibile sul viso, quando gli esseri sorrisero, la bocca si piegava su un lato come una sorta di smorfia.
Dopo aver fatto un cenno a Wolski di proseguire, i 2 cominciarono a parlare tra di loro in una lingua incomprensibile che lui descrive così: "... a petete petete te"; l’agricoltore pensò che fossero stranieri, quindi si sentì minacciato da loro.
Quando il calesse arrivò in una radura, Wolski vide un veicolo bianco rettangolare (lungo quanto un autobus) sospeso a circa 5 metri d'altezza dal suolo; ad ogni angolo del veicolo era presente un lungo oggetto nero simile ad una punta di trapano, che ruotava e emetteva un rumore (descritto dall'uomo) simile a quello di un calabrone.
Qualche istante dopo, dal veicolo scese al suolo una specie di ascensore simile ad una piattaforma sostenuta da 4 cavi e, a quel punto, i 2 fecero fermare ad una ventina di metri Jan; scesero dal calesse e gli fecero cenno di seguirli.
L’agricoltore obbedì e salì con uno di loro nel veicolo; l’altro attese sotto.
Una volta in cima, entrò (passando attraverso una porta), l'uomo notò che l’interno era nero, privo di finestre e di mobili, a parte delle bizzarre panchine.
Una volta dentro al veicolo, incontrò altri 2 esseri e questi gli fecero cenno di spogliarsi e, una volta denudato, gli applicarono sul corpo alcuni strumenti simili a piatti.
In quel frangente, Wolski guardò verso la porta e stimò che le pareti avevano uno spessore di circa 20 centimetri e che la porta non era un pannello piano (come le nostre porte di casa), ma in qualche modo era arrotolata.
Sul pavimento vicino la porta Jan vide una dozzina di uccelli vivi, ma questi non potevano camminare o volare, era come se gli umanoidi li avessero paralizzati (forse in una sorta di "sospensione"). Alzando gli occhi, Jan si accorse che il soffitto era semicircolare e che presentava un tubo nero che correva per tutta la sua lunghezza.
Dopo un po’, gli tolsero gli strumenti che precedentemente avevano posto su di lui.
Subito dopo, uno degli esseri si avvicinò al muro e inserì 2 piccoli oggetti cilindrici in 2 fori. L’umanoide continuò a girarli all’interno dei fori, come se stesse regolando qualcosa e, dopo pochi minuti, gli indicarono di rivestirsi.
Gli umanoidi si accorsero della cintura che Jan indossava e la raccolsero per osservarla.
Sembravano stupiti della semplicità di quella cintura.
Una volta vestito, gli esseri mangiarono una specie di torta che si sbriciolava come un pasticcino, offrendone bonariamente un po’ a Wolski che si rifiutò di mangiarla.
Infine, gli indicarono l’uscita gesticolando; Wolski entrò nuovamente nell’ascensore e uscì dal veicolo. Una volta arrivato a terra, egli si voltò e vide gli ominidi affacciati sulla porta che lo osservavano, quindi, salì sul calesse e si allontanò.
All'uscita, Wolski (forse per educazione) si tolse il berretto e salutò gli "stranieri" con un "arrivederci"
Tornato a casa, Wolski raccontò ai propri familiari l’accaduto e, i suoi figli, chiamarono subito i vicini per andare sul posto. Una volta giunti sul posto, il gruppo poté verificare che il presunto oggetto era sparito, ma che, aveva lasciato sull’erba le tracce del suo passaggio.
L’agricoltore poi tornò a casa da solo lasciando il gruppo sul posto.
Uno dei figli di Wolski dichiarò successivamente di avere visto diverse impronte, ma che non riuscì a farne una descrizione precisa.
2 mesi più tardi, Wolski fece una descrizione completa dell’evento al sociologo Henryk Pomorski e alla psicologa Krystyna Adamczyk che registrarono le sue dichiarazioni.
L’agricoltore fu poi sottoposto ad esami psichiatrici e psicologici presso l'Università Łódź a cura del Dr. Ryszard Kitlinsky, da cui risultò che Jan era mentalmente stabile e aveva una bassa propensione alla paura.
Ad oggi, ci sono opinioni diverse su ciò che successe a Wolski.
Secondo il parere di alcuni scettici, questi pensarono che, molto probabilmente, Wolski fosse ubriaco (la sua famiglia lo nega fortemente) o che si fosse addormentato.
Sono stati anche suggeriti anche possibili scherzi da parte di alcuni scout e persino esperimenti con l'LSD da parte di un abitante del villaggio.
Dagli esami effettuati dagli ufologi e dallo psicologo giunti sul posto si escluse la malattia mentale del testimone, come già citato poc'anzi.
Gli abitanti di Emilcin concordano sul fatto che Wolski sia una persona affidabile.
Il prete locale ha anche mostrato una lettera in cui il contadino giurava su Dio che era in buona fede e che aveva fornito la verità dei fatti.
Un’inchiesta fu condotta anche dall’ufologo Zbigniew Blania-Bolnar, che trovò un altro testimone: la madre di Adas Popiolek, un bambino di 6 anni, che riferì che il giorno dell’incidente il figlio le aveva detto di avere visto uno strano oggetto sorvolare la sua casa.
Qualche mese più tardi, a Settembre, un altro testimone, Henryk Marciniak, dichiarò di avere visto lo stesso veicolo e gli stessi ominidi mentre si recava nei boschi con la sua moto in cerca di funghi. Gli ominidi mostrarono interesse per la moto e per i funghi, quindi, salirono sul veicolo, che poi volò via senza fare rumore.
La Polonia di quel periodo era una nazione che stava sviluppando studi di ufologia in maniera indipendente dal resto del mondo, nonché, il primo paese del blocco comunista a istituire un movimento civile ufologico.
Nell’isolato e povero villaggio di Jan Wolski, tuttavia, queste notizie non giungevano; anzi, non si aveva neppure idea di cosa significasse la parola “extraterrestre”.
La mancanza di televisori e radio eliminava infatti ogni possibilità di contatto con le idee della realtà globalizzata. Dunque, risultò impensabile che il vecchio contadino avesse attinto alla fantasia dei registi hollywoodiani per crearsi l’immagine degli alieni nonostante la sua descrizione degli ominidi (persone dalla pelle verde e gli occhi a mandorla, vestite da subacquei) fosse molto simile a quella raccontata dal cinema americano.
Presto apparvero un numero enorme di pubblicazioni su questo argomento: articoli, reportage di film e persino un fumetto di Grzegorz Rosiński, il creatore di "Thorgal" (scarica il PDF).
Ogni anno, a Maggio, i credenti negli UFO del Paese s’incontrano a Emilcin per commemorare l’anniversario della visita extra-terrestre.
Nel 2005, fu eretto in città un monumento che ricorda il famoso monolite di Stanley Kubrick del film 2001: Odissea nello spazio. I credenti si radunano attorno ad esso pronunciando frasi come: “posso sentire l’energia!” O, “qualcosa d’inspiegabile sta succedendo!”.
Significativo quanto basta per attirare l’attenzione internazionale, il monumento fu descritto dalla rivista online nordamericana Atlas Obscura con le seguenti parole:
“un memoriale (…) costituito da un cubo di metallo in equilibrio sulla cima di una roccia commemora il caso più famoso di rapimento UFO nella storia polacca, quello di Jan Wolski, verificatosi il 10 Maggio 1978”.
La descrizione è solo leggermente imprecisa, quando usa la parola “abduction”.
Dopotutto, secondo Wolski, non fu rapito, ma semplicemente venne invitato a visitare un misterioso veicolo e lo fece di sua spontanea volontà…
Il caso Jan Wolski è il caso d’incontro ravvicinato alieno più famoso della Polonia.
Fino a quel giorno (10 Maggio 1978) Jan Wolski non aveva idea di cosa fossero alieni, UFO e tutto il resto. Viveva una vita semplice da agricoltore in un’area isolata senza TV o radio, inoltre, in un paese che era praticamente isolato dal mondo occidentale.
La sua unica fonte di informazioni erano i giornali che i suoi figli gli portavano occasionalmente. Il caso all'epoca acquisì molta credibilità e popolarità in Europa orientale perché il testimone era un uomo semplice che non aveva idea dell’argomento, abituato a coltivare e a non guardare mai oltre. Considerata una pietra miliare dell’ufologia polacca, da quel giorno, molti furono attratti dallo studio e dalla possibilità che ci sia qualcosa oltre la storia ufficiale. L’impatto della storia fu tale che venne eretto un monumento ad in Emilcin per commemorare l’evento. Jan Wolski morì nel 1991.