La Zona del Silenzio è una zona desertica a nord del Messico che confina con 3 Stati, quello di Chihuahua, Durango e Coahuila. Nel 1930, Francisco Sarabia, un pilota messicano sostenne, che la sua radio smise misteriosamente di funzionare quando sorvolava la zona del silenzio. Nella stessa area in seguito, altri avevano riportato la perdita di segnali radio ed il malfunzionamento della bussola, subendo vari squilibri mentali.
Questa zona si trova sulla stessa latitudine del Triangolo delle Bermuda e delle Grandi Piramidi di Giza. Le aberrazioni magnetiche rendono impossibili le comunicazioni radio in alcune zone del settore, che è ufficialmente conosciuto come il triplo Vertice, dove i confini di 3 stati messicani sopra citati che si incontrano tra 36° e 38° di latitudine.
Per scoraggiare ogni ipotesi paranormale, gli scienziati, si concentrano sulle affascinanti anomalie biologiche scoperte dai ricercatori in questo settore.
Nella regione che un tempo era sommersa, vi sono strani rettili e una vegetazione unica, come dimostrano i fossili marini che si trovano sparsi in tutto il sito.
E' interessante notare, che alcuni siti ufficiali non si esulano dal parlare della leggenda soprannaturale che si è formata intorno alla zona del silenzio, come ad esempio, la convinzione che una
regione con le stesse caratteristiche deve esistere da qualche parte o dall'altra parte del mondo, forse in Asia centrale, come un luogo in cui la "terra energetica" si manifesta. La
consapevolezza che la Zona del Silenzio sia un'anomalia era emersa nei primi anni del 1970.
❖ La Testimonianza
Il Professore e giornalista messicano Santiago García, che vive in Torreón in Coahuila, aveva deciso di andare in quello strano posto non lontano da casa (circa 95 km) per scrivere un primo
resoconto per i suoi lettori.
Egli aveva riferito che, un appartenente della NASA (il Dr. W. Richard Downs) aveva segnato una X sulle carte della regione di Ceballos, a causa del fatto, che il movimento planetario della Terra aveva prodotto un "tornado elettronico che ostacolava la libera trasmissione di onde radio" in luoghi come la zona del silenzio che attraevano le particelle metalliche di origine extraterrestre, come testimoniano le quasi regolari sfere metalliche presenti nella zona, un fenomeno noto come "guíjolas." Di qui la sua importanza per i ricercatori.
Gli oggetti più grandi sono stati attratti dal fascino inspiegabile della Zona del Silenzio.
Nelle prime ore dell'8 Febbraio del 1969, il deserto buio venne illuminato da una luce accecante, come se un enorme meteorite fosse precipitato verso la frazione di Pueblito de Allende. L'impatto dell'oggetto aveva causato una forte onda d'urto che ha prodotto un forte boato mai udito nella regione da quando l'uomo moderno vive in quella zona.
Il meteorite Allende, come è stato soprannominato è la più grande particella UFO attratta in quella regione desertica. Alcuni dei primi rapporti di avvistamenti UFO nella zona risalgono agli incidenti che si sono verificati durante la rivoluzione messicana (1910-1921).
Una di queste storie, contenute nel libro Los UFO in Messico (Posada, 1972) del Prof. Garcia, si riferivano ad un contadino, Matías López, 79 anni che al momento della stesura del libro, aveva raccontato di aver visto delle sfere di fuoco nel cielo sopra San Pedro, quando aveva solo 15 anni. Gli anziani gli avevano riferito che le palle di fuoco erano "la luce della fine del mondo" in arrivo sul pianeta, in pieno accordo con certe credenze religiose.
Avvistamenti simili sono stati riportati altrove in Messico, anche in campo militare, come dimostra l'incidente che aveva coinvolto nel 1967 la nave da guerra Guanajuato.
Il vecchio contadino disse a Santiago García:
"nonostante tutto quello che è successo, il mondo non è finito e le sfere di luce continuavano ad apparire. Ormai sono abituato da quando le ho viste per la prima volta di notte, quando stavo riunendo le mucche nella stalla. Alcuni fecero il segno della croce e altri fuggirono, ma io sono rimasi tranquillo nel campo a guardare queste luci che erano molto belle da vedere."
Circa le dimensioni degli oggetti, il contadino Lopez aveva indicato una dimensione apparente di 12 m, dal colore che variava dal rosso al giallo ed emettevano dei sibili.
"volavano su e giù e facevano molto rumore. Piccoli fischi e poi un boato, come un fulmine" aveva riferito il contadino.
Nel mese di ottobre 1970, il Prof. Garcia aveva chiesto a Guadalupe Becerra, una giovane testimone delle stranezze avvenute nella locale città di Goma, Durango.
La giovane di 12 anni gli aveva riferito che nella regione si verificavano ancora dei fenomeni luminosi:
"Ho visto una luce brillante nel cielo, sembrava una ruota che procedeva lentamente su per la montagna chiamata La Ballena e la luce era così forte che ho dovuto chiudere gli occhi perché
stavano bruciando. Questa luce è diminuita gradualmente d'intensità stazionando sulla montagna per pochi istanti."
Un avvistamento UFO davvero spettacolare venne segnalato una sera di settembre del 1976 alle ore 08:59, quando gli abitanti di Ceballos notarono la presenza di un oggetto gigantesco alla
periferia della loro comunità.
Almeno 2 dozzine di persone si erano riunite nella strada principale di Ceballos per guardare "l'apparato" sospeso in aria, come in attesa di un segnale.
L'oggetto dalla forma rettangolare, era stato stimato sui 300 m ed era circondato da delle luci che andavano dal verde al bianco e al blu e pulsavano al ritmo di un ronzio proveniente dall'interno dell'oggetto. Il fenomeno fu aggravato dallo spaventoso abbaiare all'unisono dei cani della città. José Madero, un vecchio e coraggioso abitante, pensò che l'intruso fosse un pallone o dirigibile e gli si avvicinò descrivendolo di colore argenteo, quasi come l'acciaio.
Infine, l'oggetto si alzò e si diresse nella Zona del Silenzio.
La stranezza non è limitata agli oggetti osservati nel cielo da allevatori e agricoltori nel deserto. Nel 1975, una coppia intraprendente si era diretta nella Zona del Silenzio su un pick-up per raccogliere fossili e rocce insolite presenti in grandi quantità.
Mentre erano impegnati nella raccolta dei reperti, notarono una pioggia torrenziale venire verso di loro. Sperando di evitare di essere coinvolti nel diluvio, salirono frettolosamente sulla loro auto per allontanarsi, ma non furono abbastanza veloci per evitare la pioggia incessante. La strada davanti a loro si trasformò in una palude, ed il pick-up rimase rapidamente intrappolato sprofondando nel soffice terreno.
Mentre la coppia lottava per sbloccare il veicolo, 2 persone si avvicinarono a loro, agitando la mano sotto la pioggia battente. I 2 uomini indossavano un grande impermeabile giallo e avevano un look divertente.
La “capsula del tempo” è arrivata sulla Terra all’una e zero cinque dell’8 Febbraio del 1969.
Quando in Messico, nello stato di Chihuahua, la luce d’un corpo proveniente dallo spazio squarciò il buio della notte: era il meteorite Allende, la più grande e la più studiata condrite carbonacea mai giunta sul nostro pianeta.
Al suo interno, sono racchiusi alcuni fra gli oggetti più antichi del Sistema solare: i CAI (calcium-aluminium-rich inclusions), piccoli agglomerati ricchi di calcio e alluminio.
Ora, analizzando uno di questi fossili spaziali, un grano della grandezza d’un chicco di mais, un team di scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory (in collaborazione con il Johnson Space Center della NASA e le università di Berkeley e Chicago) è riuscito a ricostruirne il tragitto, percorso 4,57 miliardi di anni fa, attraverso il disco protoplanetario dal quale ha avuto origine il Sistema solare.
Il risultato, pubblicato oggi su Science, testimonia un’odissea interminabile, un viaggio dal centro alla periferia della struttura discoidale di gas, polveri e ritorno.
Per ricostruirlo in tutte le sue tappe, Justin Simon e colleghi si sono avvalsi di un nuovo spettrometro di massa di ioni secondari, chiamato NanoSIMS (secondary ion mass spectrometer), in grado di campionare la distribuzione degli isotopi dell’ossigeno con una risoluzione di circa 2 micron.
Nel disco protoplanetario, questa distribuzione non era uniforme: vicino al cuore l’ossigeno 16 era presente in quantità, mentre era assai più scarso nelle regioni periferiche.
Dunque, misurando le abbondanze relative degli isotopi d’ossigeno -16 (16O) e ossigeno -17 (17O) nelle varie porzioni di un CAI, si può risalire a quali zone esso abbia attraversato e quando. Quello che gli scienziati hanno trovato è che la concentrazione di ossigeno -16 diminuisce mano a mano che dal centro del nucleo del CAI ci si sposta verso l’esterno: segno che l’agglomerato ha iniziato a formarsi nelle zone centrali del sistema solare, più ricche di ossigeno -16, per poi vagabondare verso la l'esterno..
Questa, però è solo metà della storia. Perché il NanoSIMS ha anche mostrato, agli occhi sorpresi dei ricercatori, che nel primo strato minerale all’esterno del nucleo l’ossigeno -16 torna ad aumentare: come se il CAI analizzato, una volta raggiunti i confini del disco protoplanetario, avesse invertito il cammino, facendo di nuovo rotta verso casa.
Un viaggio di estremo interesse per gli astronomi, soprattutto perché questi agglomerati sono antichissimi: risalgono a 10-15 milioni di anni prima che iniziassero a prendere forma i moderni corpi del Sistema solare, come i pianeti.
Di conseguenza, ha affermato Simon, «gli studi sulla dinamica della formazione dei pianeti in un disco protoplanetario dovranno d’ora in poi fare i conti con questo meteorite».