Il dibattito sulla possibile realizzazione dei cerchi nel grano da parte degli uomini è aperto da tempo e continua ancora oggi. In questi giorni, abbiamo avuto l’opportunità di porre alcune domande ad un gruppo di circlemakers attivo in questi anni in Italia, gruppo che ci ha parlato della loro attività e, cosa interessante, di alcune modalità operative nella realizzazione dei cerchi. Di seguito vi proponiamo quanto ci hanno detto.
Innanzitutto, vi ringraziamo per disponibilità che avete dimostrato nell’accettare di rispondere ad alcune nostre domande. Dunque, partiamo subito:
In che modo e quando vi siete avvicinati al circlemaking?
"Ci siamo avvicinati al mondo dei cerchi nel grano per via del crescente clamore che questo fenomeno iniziava ad avere in Italia. Seguivamo le trasmissioni in televisione che ne parlavano,
gli speciali sulle reti satellitari che ne analizzavano storia e caratteristiche, così dopo poco tempo, abbiamo iniziato ad informarci attraverso internet su quale fosse lo “stato dell’arte” di
questo strano fenomeno, su quali fossero le ipotesi per poterlo spiegare.
Alcuni di noi sono partiti con uno spirito di pura curiosità, una vera voglia di conoscere e di scoprire che cosa potesse esserci dietro a forme tanto maestose e geometricamente evocative, ma al tempo stesso così misteriose ed oscure nel loro significato.
Quando ci siamo resi conto della realtà del fenomeno, costituita dal lavoro di zelanti circlemakers sparsi per il globo, abbiamo deciso di emularli e di metterci alla prova, tentando di realizzare qualche cosa con le nostre mani (ed in nostri piedi)".
Come detto in apertura, siete un gruppo attivo in Italia. Che ci dite della vostre opere?
"Lo scopo era quello di saggiare le reazioni dei curiosi e degli eventuali esperti che fossero venuti a visitare il cerchio, o che si fossero cimentati in giudizi su di esso.
Molto spesso infatti, abbiamo osservato realizzazioni palesemente umane, osannate come se fossero invece opere di chissà quali energie o addirittura di alieni".
Approfondendo il discorso riguardo i circlemakers, abbiamo constatato che vi sono diverse “filosofie” o “ideologie”: nel senso, che alcuni di loro realizzano cerchi su commissione, altri lo fanno per attirare l’attenzione di ufologi e mass-media magari prendendosene gioco, mentre altri ancora sono profondamente convinti di poter canalizzare qualche forma di energia sovrannaturale attraverso queste opere.
Nel vostro caso, perché fate i cerchi nel grano?
"Nelle risposte precedenti abbiamo già dato un’idea di quali fossero i nostri scopi. Sicuramente la molla che ci ha fatto scendere in un campo la prima volta è stata quella dell’emulazione,
assieme al desiderio di vedere se e come le tecniche di realizzazione dei cerchi potessero essere efficaci".
Vi è mai successo qualcosa di strano o inspiegabile durante le fasi di realizzazioni dei cerchi?
"Entrare in un campo, in piena notte, senza vedere nulla e nel più assoluto silenzio, è già un’esperienza di per sé strana. La prima volta ci batteva il cuore a mille ed i nostri sensi erano
sintonizzati per rilevare ogni più piccolo rumore ed ogni luce che si scorgesse in lontananza.
Sapevamo di storie di circlemakers che raccontavano di luci avvistate durante la realizzazione dei cerchi, di strane energie che venivano a fargli visita e su questo avevamo scherzato spesso. Ci eravamo detti:
“Se vediamo luci sopra di noi, niente panico: sono le BOL che vengono a salutarci”
Ma nelle notti che abbiamo trascorso sui campi non è successo nulla di tutto questo.
Anzi, con l’esperienza si impara anche a stare più rilassati.
E si comprende come un campo di grano, in piena notte, sia l’ultimo posto in cui l’interesse delle persone può andare a posarsi. In un caso, per esempio, il campo in cui abbiamo realizzato i cerchi era a pochi metri da una superstrada trafficatissima.
Nonostante questo, abbiamo avuto tutto il tempo e la tranquillità per portare a termine il nostro lavoro con precisione, sicuri del fatto, che nelle normali condizioni di guida, l’ultima cosa che farebbe un camionista é quella di mettersi a fissare un buio campo di grano ai bordi della strada. Questa tranquillità ci ha permesso di gustarci delle belle serate in campagna, in mezzo al grano in piena oscurità, senza alcun disturbo da parte di umani, o da parte di BOL o di spiritelli. Solo in un caso ci si è gelato il sangue: quando abbiamo sentito il bramito di un cervo. Un urlo disumano, che alcuni di noi non avevano mai sentito.
E’ qualche cosa che fa veramente pensare ad una voce dall’inferno. Inquietante".
E’ successo che all’interno delle formazioni da voi realizzate siano poi state trovate le cosiddette “anomalie” nelle piante? Se sì, quali?
"Non ci risulta che nessuno abbia analizzato in maniera seria ed approfondita i nostri cerchi.
Ma abbiamo constatato molti dei fenomeni considerati tipici dei cerchi considerati autentici.
Nodi piegati ed allungati, insetti morti, impossibilità di rilevare tracce di ingresso nel campo e di calpestamento, perdita di semi su qualche spiga, "rinsecchimento" di altre e via
dicendo.
Durante i nostri sopralluoghi nei cerchi (il colpevole ritorna sempre sul luogo del delitto, ricordatevelo!), abbiamo poi sentito di tutto e di più.
Gente che prendeva per anomala qualsiasi cosa, dal più piccolo inscurimento di una singola spiga, alle crepe di inaridimento sul terreno. La cosa forse più anomala che abbiamo notato è stato l’atteggiamento delle persone. Moltissimi hanno dichiarato ai giornali, in quei giorni, diversi tipi di avvistamenti. C’era chi aveva visto luci nella direzione dei campi la sera prima della realizzazione, altri che avevano avuto black-out in casa, altri ancora avevano sentito rumori fortissimi durante la notte (navicelle aliene?), ed alcuni cercavano di trovare relazioni fra quei cerchi e gli altri trovati in Italia nello stesso periodo.
La cosa forse più originale che ci è capitato di sentire dai curiosi che abbiamo incontrato nei campi, è che ci dovesse essere una relazione geometrica fra allineamento dei cerchi ritrovati nella nostra regione (o nelle regioni limitrofe) e che questi allineamenti dovessero avere dei legami con le costellazioni celesti.
Noi ovviamente abbiamo ascoltato tutto senza commentare. Anzi, in più di un caso abbiamo convenuto sul fatto che effettivamente quelle opere non potevano essere state realizzate dell’uomo. Lo ammettiamo: quella è stata la parte più divertente di tutta la nostra esperienza".
Il dibattito su come, all’atto pratico, realizzare un cerchio nel grano è ancora un argomento che divide i ricercatori.
Vi va di dirci con cosa li realizzate e in quanti siete durante il vostro lavoro nei campi?
"La tecnica utilizzata è semplice e viene definita “plank stomping”.
Gli strumenti sono artigianali e non è stato difficile realizzarli. Basta prendere delle assi di legno abbastanza larghe (ne avevamo da 10 cm fino a 25 cm) e lunghe (80 cm - 140 cm) e forarne le estremità. Da questi buchi abbiamo fatto passare una corda, che abbiamo poi utilizzato come se fossero redini per tenere l’asse.
Si tiene lo strumento in mano tramite la corda, e con un piede si applica pressione, fino a fare adagiare il grano in un direzione definita. Se si preme troppo, è possibile sentire chiaramente lo scrocchiare delle spighe, che in alcuni casi si spezzano.
Nonostante i nostri primi timori, abbiamo però visto che le spezzature, alla luce del giorno, non erano assolutamente evidenti, e che solo con una ricerca approfondita si potevano mettere in luce i segni del calpestamento meccanico.
(Di questi danneggiamenti, comunque, nessuno ha riportato alcunché.
Siamo perciò convinti che solo chi sa veramente dove e cosa guardare, possa riconoscere i segni dello schiacciamento meccanico).
Abbiamo anche verificato, che applicando pressioni minori, il lavoro non solo risulta essere più veloce, ma il grano di piega in maniera più naturale, praticamente, senza riportare
danni.
Anche la maturità della coltura ha la sua importanza.
Durante i primi sopralluoghi che abbiamo fatto, abbiamo provato a schiacciare piante ancora giovani, non giunte alla maturità. In questo caso, i danni riportati erano veramente minimi, e l’effetto era gradevolmente “naturale”.
Comunque sia, quello che ci ha sorpreso è stato il fatto che alcuni difetti di realizzazione (presenti soprattutto nelle prime opere) non solo non sono stati notati dai visitatori, o dai giornalisti che hanno parlato dei nostri cerchi, ma che, addirittura, questi “difetti” venivano considerati quasi come dei segni di autenticità dei cerchi!
Una cosa che vorremmo chiarire è la fase della preparazione di un cerchio.
Tutta l’organizzazione parte da sopralluoghi sui campi, per selezionare aree che abbiano caratteristiche adeguate. Innanzitutto abbiamo cercato campi che fossero nelle opportune condizioni di visibilità (cioè, che potessero fare giungere alla scoperta dei cerchi in breve tempo) e che avessero caratteristiche morfologiche adeguate.
Ovviamente, il campo deve essere abbastanza largo per accogliere il cerchio progettato, non troppo vicino a case abitate (anche se in un caso abbiamo fatto un cerchio praticamente sotto ad
una finestra costantemente illuminata, pensavamo proprio che ci avrebbero beccato!) e non deve presentare ostacoli intermedi, come fossati profondi o avvallamenti pronunciati.
Solo la fase di selezione del campo ci ha tenuti impiegati per diversi giorni, anche settimane, perché ognuno di noi aveva la sua idea su quale fosse il suo campo preferito! Anche la scelta
del disegno da realizzare è una questione non semplicissima.
Alcuni di noi avrebbero voluto cimentarsi subito in disegni complessi ed enormi, graficamente complicati da realizzare. Ma dopo qualche riflessione, abbiamo optato per forme semplici, che ci permettessero di portare a compimento le nostre opere senza troppi intoppi.
Dopotutto, erano molte le cose che dovevamo sperimentare, ed il nostro timore era quello di trovarci a corto di tempo, con opere incompiute o con problemi di organizzazione difficili da superare. Le forme che abbiamo scelto sono state quindi relativamente semplici, soprattutto per questo motivo. Ma in realtà, il nostro è stato anche un tributo alle tipologie di cerchi dei primi anni ’90, che secondo noi hanno ancora un fascino tutto loro, ben lontano dalle opere d’arte (belle ma fin troppo complicate) che ora adornano i campi del Wiltshire!
Nonostante i nostri timori abbiamo presto imparato che i tempi di realizzazione sono molto più ridotti del previsto. Il primo cerchio che abbiamo fatto l’abbiamo realizzato in meno di 25 minuti. L’opera più complessa (50 metri di diametro) l’abbiamo fatta in meno di un’ora, prendendoci tutto il tempo che volevamo ed in assoluta calma.
Anche noi, che ci eravamo informati sulle tecniche e che sapevamo che cosa dovevamo fare per realizzare i cerchi, pensavamo che tutto il lavoro avrebbe richiesto molto più tempo.
Invece, alla fine si è risolto tutto in maniera molto veloce, e spesso abbiamo avuto il rammarico di non avere osato qualche cosa di più, magari per realizzare cerchi più grandi, o forme più complesse. Quanto al numero di persone necessarie alla realizzazione di un cerchio, il nostro gruppo è formato da un nucleo di 4 elementi, ai quali si sono aggiunti (chi per un cerchio, chi per un altro) altri 4 amici.
Secondo noi il numero minimo di persone necessarie a portare a termine un lavoro decente dovrebbe essere di 3. Abbiamo fatto anche un cerchio in 7 persone, ma alla fine c’era chi rimaneva senza avere nulla da fare, visto che le assi che avevamo con noi erano solo 4!
Insomma, per quello che abbiamo potuto sperimentare noi, crediamo che un gruppo da 3 a 5 - 6 persone sia adeguato per creare forme complesse, in un tempo che può andare da un’ora fino alle 3 - 4 ore ( per disegni veramente grandi e complicati )".
In molti dicono che è impossibile non lasciare tracce di passaggio tra il grano o l’orzo, ecc. Come rispondete?
"I segni lasciati dal passaggio dei trattori nei campi (le cosiddette “tram lines”) sono più che sufficienti per consentire un accesso agevole ai campi, senza lasciare alcun tipo di segno di
passaggio. Ci siamo trovati però a dovere accedere ad un campo privo di tram lines, e la cosa è stata un po’ più complicata. In alcuni casi la semina avviene in maniera tale che le piante si
trovano su file parallele, e spesso è possibile seguire questi parallelismi come fossero piccole tram lines, consentendo spostamenti sicuri all’interno del campo.
Ma nel nostro campo anche la semina non ci veniva in aiuto, perché era assolutamente disordinata e caotica! Abbiamo allora deciso di muoverci con lunghi passi, cercando di rimanere in punta di piedi, ed appoggiandoci di peso solo nelle zone che sapevamo già (da progetto) che poi sarebbero state schiacciate con le assi.
Il giorno dopo non eravamo sicuri di quello che avevamo combinato, e nei sopralluoghi eravamo rammaricati perché pensavamo di avere lasciato segni evidenti.
Invece ci siamo stupiti quando abbiamo sentito i commenti della gente, che parlavano di “mancanza di segni di ingresso” e di “forme perfette”. In questo caso abbiamo pensato che la gente vuole veramente vedere solo quello che è disposta a vedere, e che senza un occhio critico (o comunque informato) alcuni particolari finiscono per non essere notati.
Addirittura, noi che sapevamo benissimo quello che avevamo fatto la sera prima, eravamo in grado di riconoscere con precisione non solo i punti di ingresso al campo, ma anche i segni lasciati nei campi vicini, che avevamo dovuto attraversare per arrivare fino al luogo scelto per la realizzazione. Ecco, questa cosa non è stata notata da nessuna delle centinaia di persone che abbiamo incontrato. Nessuno dei giornalisti ha mai fatto cenno di questo, ed anzi si sono tutti dilungati su commenti sull’assenza di segni di calpestamento e via dicendo…
Questo, secondo noi, è uno dei veri misteri relativi ai cerchi nel grano: il fatto che cose di questo genere non vengano minimamente notate!
Comunque, al di là di quella singola esperienza, negli altri casi le tram lines ci hanno dato tutta la comodità per accedere al centro dei campi senza alcun problema".
Voi pensate che il fenomeno dei cerchi nel grano sia completamente opera dell’uomo o c’è ancora spazio per il mistero?
"Secondo noi non c’è alcun dubbio che i cerchi geometricamente complessi siano di sicura origine umana".
Cosa ci dite riguardo alle “anomalie” delle piante delle quali si parla spesso?
E alle Bol (Balls of light)?
"Abbiamo potuto vedere con i nostri occhi e sentire con le nostre orecchie che tipo di atteggiamento ha la gente di fronte a questi fenomeni.
Si tende a vedere il mistero ovunque, e molti non riescono invece a scorgere cose evidenti anche quando le hanno sotto agli occhi. Le cosiddette “anomalie” secondo noi sono solo l’effetto dello schiacciamento meccanico del grano e dei processi di reazione fisiologica delle piante nei giorni successivi allo schiacciamento.
Abbiamo potuto vedere nei nostri cerchi i famosi nodi allungati e quelli piegati, abbiamo trovato insetti morti, spighe completamente imbiancate ed altre inscurite come se fossero state abbrustolite, e ci siamo fatti l’opinione che tutto questo ricada nella normalità di una realizzazione compiuta dall’uomo. Siamo a conoscenza delle ricerche scientifiche che cercano di giustificare alcuni tipi di anomalie (in particolare la loro “intensità” o la loro distribuzione) con modelli che prevedono l’intervento di vortici di plasma, di fonti di microonde o di “palle di luce”. Ma la nostra opinione è che anche queste ricerche scientifiche pecchino di errori metodologici, e che falliscano nel riconoscere i fenomeni osservati per quello che sono: normali reazioni delle piante che reagiscono agli stress subiti".
E in merito dei cerchi sul ghiaccio, sulla sabbia, etc., oppure di quelli riportati in alcuni documenti del passato?
"Molti pretendono di trovare similitudini fra diversi tipi di cerchi, ma noi pensiamo che i cerchi sulla sabbia, quelli sul ghiaccio e su altri tipi di terreni, non abbiano nulla a che fare
con quelli realizzati su grano, orzo, colza o altre colture. Non ci interessa neppure molto approfondire l’argomento, anche se avevamo un progetto di realizzazione di cerchio nel ghiaccio,
che poi è sfumato per mancanza di tempo e di voglia.
Dei cerchi segnalati nei documenti del passato ne abbiamo sentito parlare. Ma ci sembra che in quasi tutti i casi si possano ricondurre quegli avvistamenti a normali schiacciamenti avvenuti per fenomeni atmosferici. Sappiamo dei disegni di Robert Plot, ed in particolare ce n’è uno (quello che ritrae una forma quadrata inscritta in una circonferenza) che sarebbe difficilmente riconducibile a formazioni “random”.
In questo caso però, non pensiamo che ci siano informazioni sufficienti a chiarire di cosa si trattasse veramente. Per quanto ci riguarda, ci piace credere che quella sia la prima testimonianza di realizzazione da parte di circlemakers dell’epoca! (Questo è uno scherzo, però potrebbe non essere poi così distante dalla realtà. Soprattutto considerando che in ogni tempo, i burloni e le persone che hanno inscenato finti fenomeni paranormali sono sempre esistite. Chissà che pure Robert Plot non avesse il suo gruppo di “fans” che gli hanno dato ciò che cercava…)".
Dal 2003 l’Italia è stata letteralmente invasa dai cerchi nel grano.
Cosa ne pensate?
"Pensiamo che in molti abbiamo fatto i nostri stessi ragionamenti, e che si siano improvvisati circlemakers per provare di persona se i cerchi erano così facili da realizzare come in molti
dicevano".
Pare che in Italia siano attivi diversi gruppi di circlemakers.
Vi sono contatti fra di voi?
"Abbiamo avuto contatti con una persona che ha sicuramente realizzato cerchi.
Ma non c’è stato scambio di informazioni, ma semplice complicità cameratesca e scambio di complimenti reciproci. C’era un progetto di realizzazione comune fra il nostro ed il loro gruppo, ma
non se ne è fatto niente. Ma non è da escludere che possa accadere in futuro.
Quanto agli altri gruppi, è facile identificare particolari zone d’Italia in cui i cerchi vengono realizzati con determinate caratteristiche. Secondo noi quelle sono le “firme” dell’esistenza
di gruppi attivi in quel territorio. Ma al di là di sospetti generici su qualche personaggio, non abbiamo mai saputo chi fossero i realizzatori, ne abbiamo mai avuto contatto con loro".
Avete mai collaborato con circlemakers stranieri?
O, diversamente, avete intenzione di farlo in futuro?
"No, non l’abbiamo mai fatto ne penso che questo rientrerà nei nostri programmi futuri".
Qualche tempo fa, ho letto che alcuni circlemakers stranieri sono stati in Italia a realizzare alcuni cerchi. Questo vi risulta?
"Certo, la campagna pubblicitaria della Nike, realizzata dal gruppo del Team Satan, è stata un evento. Ma al di là di quei cerchi, realizzati in maniera “ufficiale”, c’è chi
sosteneva che i circlemakers stranieri avessero fatto visita nel nostro paese già anni prima, per realizzare formazioni mai rivendicate. Ecco, se questo è vero, noi possiamo individuare solo 2
formazioni che secondo noi presentano caratteristiche geometriche spiccatamente più “internazionali” di quelle trovate in Italia. Ma preferiamo non dire nulla di più su questo argomento".
Passiamo ai cerchi inglesi.
Vi va di regalarci qualche vostra riflessione?
"Sono vere opere d’arte. Forse ultimamente sono diventate anche troppo complicate.
Come abbiamo già detto, noi siamo dell’idea che il maggior fascino sia quello dei cerchi “old school”, e che i cerchi moderni stiano rincorrendo motivi stilistici forse troppo
azzardati.
La cosa interessante, dal nostro punto di vista, è notare le varie correnti di sperimentazione. Vedere per esempio come anno dopo anno (o mese dopo mese in una stessa stagione) alcuni disegni
venivano sperimentati, per poi essere portati su livelli di complessità sempre crescenti".
E riguardo a quelli nel resto del mondo?
"Ci sono molti casi di bei cerchi negli Stati Uniti, in Germania, in Olanda, ed in molte altre nazioni. Ma il livello di maestria dei circlemakers inglesi secondo noi rimane
incontrastato.
C’è una cosa divertente che abbiamo notato: ci è capitato di vedere un cerchio realizzato in Russia che è stato creato più o meno nello stesso periodo in cui avevamo fatto uno dei nostri
cerchi. E la forma era praticamente la stessa!
Ecco, questo ci ha fatto riflettere su come tutto il mondo sia paese, e su come a distanza di migliaia di chilometri persone diverse abbiamo potuto fare gli stessi ragionamenti, e realizzare
opere così simili! A chi si domanda come sia possibile che al mondo ci siano tanti circlemakers (e quindi tanti cerchi), noi rispondiamo proprio con questo aneddoto.
Perché crediamo che faccia comprendere come la curiosità e la voglia di fare (e di provare) sia una caratteristica umana presente in tutto il globo. Poi è ovvio che i media velocizzano questi processi di emulazione, portando foto e notizie sui cerchi nel grano in tutto il mondo praticamente in tempo reale. E questo aiuta la diffusione dei cerchi".
Ci potete anticipare qualcosa riguardo ai prossimi cerchi in Italia?
"Da parte nostra non ci saranno più realizzazioni.
Non quest’anno. Ma quando ritorneremo, ritorneremo alla grande, provando qualche cosa mai visto prima in Italia. Consideratela non una promessa, ma quantomeno una convinta dichiarazione di intenti!".
Qual'è, secondo voi, il miglior cerchio italiano?
"Pensiamo che quelli di Sabaudia avessero un qualche cosa in più rispetto a tutti gli altri cerchi italiani".
Per finire: qual è il vostro cerchio nel grano, tra i tanti nel mondo, che ritenete essere il più bello in assoluto?
"Sono tanti quelli belli. Ma forse l’opera più bella rimane il Triple Julia Set".