Steven Greer, medico statunitense e fondatore delle associazioni ufologiche (senza scopo di lucro) CSETI (Centro per gli studi sull’intelligenza extraterrestre) e Disclosure Project (rivolto a produrre prove e testimonianze sui fenomeni UFO), sostiene da anni di essere in contatto diretto con gli alieni e di comunicare con loro abitualmente.
Il Dr. Greer ha attivamente perseguito strade per ottenere dal governo degli Stati Uniti di rivelare informazioni tenute nascoste sulla realtà aliena, realtà che secondo i "potenti" non esiste. Ora, il medico diventa anche regista, più precisamente di un documentario "Sirius".
Documentario prossimo che promette di mostrare un presunto piccolo essere "alieno" che è stato trovato alcuni anni fa nel deserto di Atacama del Cile.
E quando diciamo piccolo, stiamo parlando di 15 centimetri dalla testa ai piedi .
Greer vuole riaprire il caso raccontando i risultati delle analisi svolte, riportare l’attenzione sulla questione della vita aliena e chiedere l’opportunità di poter rivelare liberamente importanti informazioni riguardo le forme di vita extraterrestri approdate sul nostro pianeta.
Sirius è l'ultimo sforzo di Greer per far brillare una luce sul presunto insabbiamento di visitatori provenienti da altri pianeti.
"Quello che la gente deve capire è la segretezza UFO e l'intelligenza extraterrestre che non ha davvero nulla a che fare con gli ET. Ma ha a che fare con gli esseri umani e il potere che si riposa in grandi società e gli interessi finanziari che non vogliono che tu sappia la verità, " disse Greer in una dichiarazione video .
Il film documentario, comprende filmati grafici dell'entità umanoide apparentemente di "classificazione sconosciuta " dal sequenziamento del DNA.
Una vista laterale a raggi X della creatura minuscola è stata rilasciata anche per rivelare la sua struttura interna.
Inoltre, con Sirius, Steven Greer "descriverà possibili forme di tecnologia e di energia alternativa utilizzate con estrema facilità dagli extraterrestri per viaggiare nello spazio, percorrendo distanze cosmicamente improbabili tra il loro mondo d'origine e il nostro.
Se tutto questo fosse vero, Steven Greer sarà certamente in grado di rispondere a una domanda millenaria:
"gli esseri umani sono soli nell'Universo?"
L'attesa cresce: il 22 aprile negli USA sarà lanciato il docu-film "Sirius", diretto dal premio Emmy Amardeep Kaleka, seguito da una versione limitata teatrale e video simultaneo su richiesta del
lancio.
Tanto rumore per nulla? Parrebbe di sì. Il tanto pubblicizzato alieno trovato nel deserto di Atacama, soprannominato “Ata”, sul quale Steven Greer prometteva clamorose rivelazioni nel suo documentario, sarebbe risultato umano.
È quello che afferma nel film proprio uno dei medici che hanno effettuato il test del DNA. Nell’annunciare e promuovere l’uscita di “Sirius“, presentato in anteprima il 22 aprile ad Hollywood, Greer aveva fatto trapelare dettagli impressionanti su quel corpicino mummificato, alto circa 12 centimetri, facendo capire di possedere prove mediche e scientifiche che ne avevano accertato un DNA sconosciuto.
Ma chi, in America, ha avuto modo di vedere il film ha scoperto un’altra verità.
“Posso dire con assoluta certezza che non si tratta di una scimmia.
È umano o comunque più simile ad un umano che ad uno scimpanzé. Ha vissuto fino a 6 o 8 anni. Ovviamente, ha respirato, ha mangiato, ha avuto un metabolismo.
Il punto è capire quanto l’essere fosse grande quando è venuto al mondo”, ha infatti affermato il Dr. Gary Nolan, direttore di biologia cellulare alla scuola di medicina della Standford University, in California.
Eppure, nel documentario, Steven Greer definisce Ata un’entità biologica extraterrestre di cui si ignora l’origine. Anche questo non è propriamente vero.
L’Huffington Post e Open Minds, infatti, hanno ricostruito tutta la storia della creatura, venuta alla ribalta esattamente 10 anni fa. Era il 2003, infatti, quando avvenne l’anomala scoperta nella città-fantasma di La Noria, nel deserto di Atacama, in Cile.
Secondo la stampa locale, un uomo della zona, Oscar Muñoz, scavando vicino ad una chiesa abbandonata, avrebbe trovato uno strano scheletro non più alto di 15 centimetri avvolto in una veste bianca . “La creatura aveva i denti e una testa a bulbo con un’ insolita protuberanza. Il corpo era viscido e di uno strano colore.
A differenza degli umani, aveva 9 costole“, scriveva il giornale “La estrella de Arica”. Dopo aver visto le foto sul quotidiano, un biologo dell’Università, Arturo Prat, aveva parlato con i giornalisti, dicendosi sicuro che si trattava, senza dubbio, di un mammifero e quasi sicuramente di un essere umano, pur aggiungendo che servivano esami più approfonditi per saperne di più. Da allora però, la creatura è passata di mano molte volte.
Dopo essere stata comprata per 64 dollari dal proprietario di un pub, finì in Spagna.
L’attuale proprietario di Ata è infatti Ramon Navia-Osorio Villar, a capo di un gruppo ufologico di Barcellona che si chiama “Istituto di Investigazione e Studio di Esobiologia”.
Secondo un articolo recente, postato su un sito argentino, “Realidad OVNI”, vari medici spagnoli hanno analizzato l’umanoide di Atacama, senza essere arrivati ad una conclusione concorde ed
univoca. L’ultimo esame ha stabilito con certezza solo che non si tratta di falso.
Un altro referto, invece, firmato da un medico forense, afferma:
”È un corpo mummificato, con tutte le caratteristiche di un feto.
Presenta strutture e collegamenti normali nella testa, nel tronco e alle estremità.
Nell’insieme, le proporzioni delle strutture anatomiche ci permettono di interpretarlo, al di là di ogni dubbio, come un feto umano mummificato assolutamente normale.”
Esattamente il contrario di quanto ha evidenziato il Dr. Nolan.
Il medico americano ha infatti escluso che si tratti di un feto abortito nel momento in cui ha affermato che Ata ha respirato e mangiato, cosa che un bambino mai nato non fa.
Ma nella sua analisi, il biologo interpellato da “Sirius” è andato oltre.
“La sequenza che abbiamo ottenuto dai mitocondri ci permette di dire con grande probabilità, che la madre era una india dell’area cilena.
Un’altra cosa emersa subito dalla analisi è che era un maschio e che probabilmente è morto un secolo fa, se devo provare ad indovinare”. Insomma, una bella confusione, anche se gli esperti concordano nel ritenere l’alieno di Atacama niente affatto alieno.
Ma il mistero attorno a questa piccola creatura dall’aspetto tanto anomalo è ancora tutto da chiarire. L’esserino, infatti, presenterebbe mutazioni genetiche sconosciute, eppure a dispetto della sua misura estremamente ridotta non possiede i marcatori del nanismo.
“Credevo che il DNA avrebbe dato ogni risposta”, ha infatti ammesso il Dr. Nolan “ma ho invece capito che ci sono altre questioni biologiche che hanno ancora bisogno di essere
comprese.”
SABRINA PIERAGOSTINI