❖ Black Elk
Alce Nero (Heȟáka Sápa in lakota, Black Elk in inglese) nato a Little Powder River, Wyoming il 1º dicembre 1863 e morto a Pine Ridge il 19 agosto del 1950 è stato un uomo di medicina (wicʿaša wakan o pʿejúta wicʿaša) e guida spirituale presso gli Oglala, una tribù della famiglia Lakota-Sioux, convertito al cattolicesimo verso il 1904.
In realtà Heȟáka Sápa significa "Wapiti Nero" in lingua Lakota Hehaka.
Elk, in inglese americano, indica una tipologia di cervo, il wapiti, e non l'alce.
❖ La biografia di J. Neihardt
Nella primavera del 1931 Alce Nero incontrò più volte uno scrittore, John G. Neihardt a cui raccontò il suo passato e rivelò anche una serie di rituali sacri Sioux.
Neihardt, antropologo dilettante, ne raccolse un lunghissimo racconto, che l'anno seguente pubblicò con il titolo di Alce Nero parla. Vita di uno stregone dei Sioux Oglala (1932).
I racconti della vita dei Sioux si intrecciavano con i suoi ricordi personali.
Egli apparteneva alla generazione che aveva vissuto il periodo di transizione tra il «vivere in pace e armonia nella propria patria» e «venire combattuti e cacciati dalla propria terra per essere, negli anni seguenti, chiusi nelle riserve».
Alce Nero spiegò a Neihardt di come diverse "visioni" lo avessero accompagnato fin dall'infanzia e lo avessero indirizzato nell'aiuto del suo popolo.
In particolare nella "grande visione", avuta a nove anni, egli racconta di aver incontrato lo Spirito guida dell'universo e visto un grande albero, simbolo della vita terrestre e del popolo indiano. Fu in conseguenza di questa visione che la sua tribù gli conferì il ruolo di uomo di medicina. Alce Nero comunque non parlò mai delle sue visioni e della sua capacità di chiaroveggenza se non in tarda età e, la sua famiglia iniziò a sospettare dei suoi poteri solamente dopo una malattia.
❖ Ricerca della visione
La ricerca della visione è un rito di passaggio praticato da alcuni gruppi di nativi americani, generalmente intrapreso per la prima volta durante gli anni dell'adolescenza.
La Hanblecheya o Hanblecheyapi (‘ricerca della visione’, letteralmente: ‘piangere per una visione’; da hanble = sogno, visione e cheya = piangere) è una delle sette cerimonie sacre presso la cultura tradizionale Lakota (Sioux) e consiste in un percorso individuale che il ricercatore intraprende al fine di trovare la propria strada, per interpretare una visione già ricevuta, per ottenere un potere spirituale o prima di affrontare prove molto difficoltose e, in passato, prima di partire per una guerra. Durante la cerimonia, dalla durata variabile dai 2 ai 4 giorni, all'aspirante è vietato assumere cibo o acqua, così come di emettere suono.
Prima di affrontare il rituale, l'aspirante purifica se stesso partecipando a 4 Inipi, preparando poi 405 offerte di tabacco, legate ad un unico filo, che fungeranno da recinzione del suo recinto sacro ove rimarrà per tutto il tempo da lui indicato.
La preparazione della cerimonia prevede un periodo di astinenza, seguito da una Inipi di purificazione sotto la guida di un wichasha wakan (uomo sacro).
Al termine della preparazione, l'uomo di medicina fa scegliere all'aspirante un luogo che questi ritiene speciale, spesso, posto su di un'altura, sulla quale - dopo essersi liberato di ogni oggetto ed orpello appartenente alla società, compresi i vestiti - in compagnia della sua pipa, l'aspirante trascorre i giorni e le notti della cerimonia in completo isolamento, digiunando, astenendosi dal bere e dal parlare, pregando e supplicando le forze invisibili affinché queste gli permettano di ricevere una visione chiarificatrice.
La cerimonia si svolge all'interno di uno spazio quadrato generalmente delimitato da 4 giovani alberi di pioppo, ai quali, vengono assicurate le bandiere delle quattro direzioni, ciascuna del colore appropriato (nera per rappresentare l'ovest, rossa per il nord, gialla per l'est, bianca per il sud). Il lungo digiuno, la generale stanchezza e le preghiere, possono indurre nell'aspirante uno stato di trance, che permetterebbe - secondo le credenze dei nativi americani - di comunicare in varia misura con il mondo immateriale degli spiriti, dal quale trarre messaggi e visioni.
La ricerca della visione ha una durata variabile da 2 a 4 giorni e notti complete: durante questo periodo, l'aspirante dovrebbe mantenere un contegno consono alla sacralità della cerimonia, al fine di favorire l'introspezione ed il contatto con gli aspetti più riposti del proprio Sé. Spesso, durante il completo isolamento richiesto dalla cerimonia, l'aspirante viene colto dal desiderio irrefrenabile di abbandonare il luogo del proprio ritiro, ponendo così fine al rituale; alcuni ricercatori testimoniano di essersi sentiti preda della follia, riuscendo a superare tali alterazioni ricordando a sé stessi la motivazione principale della loro personale ricerca. Generalmente, sebbene la cerimonia richieda comunque una notevole resistenza ed una grande determinazione, il ricercatore può trovare conforto ricordando a sé stesso che 4 giorni di privazioni non saranno sufficienti ad ucciderlo, persuadendosi di tale verità.
Al termine del periodo prestabilito, l'uomo di medicina si recherà a riprendere l'aspirante che, stremato dal digiuno e dalle privazioni, dovrà sottoporsi ad una nuova Inipi prima di poter raccontare ai presenti ciò che ha visto o udito durante il suo ritiro.
Il giorno dell'inizio della Hanblecheya, l'aspirante si reca nella Capanna Sudatoria e riceve ulteriori indicazioni da parte dell'Uomo-Medicina, pregando per il buon esito dell'impresa; in questa occasione assume dell'acqua per l'ultima volta.
Al termine della purificazione ed uscendo dall’Inipi non rivolge più parola né sguardo verso niente e nessuno. Simbolicamente, ciò rappresenta la sua cessata appartenenza al mondo fisico, mentre la sua attenzione e con essa il suo essere si concentra verso il Mondo degli Spiriti. Accompagnato nel luogo prescelto, viene affidato al Grande Spirito, ed abbandonato al digiuno, al silenzio ed alla preghiera per 4 giorni.
Allo scadere del tempo, viene nuovamente condotto all’Inipi, al termine della quale può raccontare ai presenti la propria eventuale visione.
Fuori dalla Capanna Sudatoria viene rifocillato, dissetato e fatto oggetto di una piccola festa durante la quale vengono scambiati dei doni.
Sebbene l’Hanblecheya rappresenti un'esperienza dal forte impatto emotivo e dal reale potere trasformante, occorre rilevare come poche tra le persone sottoposte al rituale di cui sia giunta testimonianza abbiano ottenuto una grande visione durante la loro prima cerimonia.
❖ Ricerca della visione, il racconto
Nella riserva indiana del South Dakota degli Stati Uniti, uno sciamano della tribù Lakota Sioux degli Oglala, Alce Nero (Heȟáka Sápa) racconta uno stranissimo evento.
Durante il suo viaggio spirituale, o, come meglio chiamato dalle tribù, "ricerca della visione, Alce nero affermerebbe di essere entrato in contatto con entità ultraterrene.
Ma entriamo nel dettaglio, durante questo viaggio spirituale (riportato anche nel libro), Alce Nero affermerebbe di aver assistito inizialmente all'atterraggio di un oggetto volante non identificato, o, meglio conosciuto come UFO, nei pressi di una delle tante pianure della della zona in South Dakota. Durante questo viaggio spirituale fatto di digiuni, completo isolamento e obbligo al silenzio, l'oggetto che si stagliava dinanzi ai suoi occhi presentava una forma concava e si librava silenzioso nell' aria mentre si illuminava con una luce simile a quella emanata dai neon, illuminando la pianura sottostante.
Ad un certo punto, da quell'oggetto che stazionava immobile a pochi metri da terra, uscirono dei piccoli esseri che sembravano suddivisi in gruppi.
Ogni gruppo "parlava" una lingua diversa, il metodo di comunicazione utilizzato era quello telepatico, io stesso riuscii a stabilire una sorta di contatto con loro per avviare una comunicazione. La comunicazione non verbale da loro praticata, sembrava la stessa utilizzata durante la lettura, come se stessero leggendo un libro interpretando i segni in esso contenuto.
Abbattuto sin da subito il muro della comunicazione, diedi loro il mio benvenuto.