"I fatti riportati nel libro di Scully sono sostanzialmente corretti" - Dr. Robert Sarbacher, consulente per il governo USA del Research and Development Board.
Il primo a diffondere la notizia dell’UFO crash avvenuto nel 1948 nei pressi della cittadina di Aztec, New Messico, fu il giornalista statunitense Frank Scully.
Questi, diede alle stampe una serie di articoli sulla rivista Variety nel 1949, riprendendo ed ampliando poi l’argomento nel libro "Behind the Flying Saucers" (dietro i dischi volanti) uscito negli USA nel 1950 e purtroppo ad oggi inedito in Italia.
Le straordinarie affermazioni di Scully erano fondate sulle rivelazioni del Dr. "Gee" (nome fittizio), un esperto di elettromagnetismo implicato in un progetto top secret di ricerca governativo sul principio propulsivo dei dischi volanti.
Il Dr. "Gee" asseriva di avere personalmente visto ed ispezionato 3 dischi, all’interno dei quali, erano stati rinvenuti i cadaveri dei piloti caduti presso una precisa località del New Mexico e nel deserto dell’Arizona. Leggiamo nel libro di Scully che:
"il disco precipitato nei pressi di un ranch, a 12 miglia da Aztec... misurava 30 metri di diametro, la cabina di pilotaggio,circa 6 metri.
Il centro dell’aeromobile era fisso, ma il suo anello esterno ruotava ad una velocità terrificante, operando come un elicottero a propulsione magnetica: all’interno non erano presenti reattori o motori simili a quelli a noi noti... Da che cosa era alimentato allora?
Onde magnetiche provenienti dal sole, spiegarono gli scienziati accorsi sul posto, avviluppano la Terra e la Luna con milioni di emissioni...
Il segreto per spostarsi da un pianeta all’altro consisterebbe nel passare da un campo positivo ad uno negativo e ciò è quanto i dischi volanti probabilmente sono in grado di fare.
La struttura dello scafo, che aveva affrontato un viaggio interplanetario, presentava 2 tipi di metallo completamente sconosciuti sulla Terra...
Prima di entrare nella cabina di pilotaggio, gli scienziati "bombardarono" il disco di emissioni geiger... Dentro si trovavano i corpi di 16 uomini, erano intatti, ma la loro pelle si presentava annerita... si trattava di uomini di piccole dimensioni... non erano però pigmei africani.
Qualcosa della loro pelle e delle loro ossa li distingueva nettamente dagli umani... i loro vestiti, a dispetto di una tecnologia straordinariamente evoluta, apparivano antiquati nello stile, che ricordava quello da noi in voga intorno al 1890; ma il tessuto era dato da un materiale a noi sconosciuto... Pare che gli occupanti del disco abbiano familiarità con quello strumento che noi chiamiamo radio, pur essendo completamente diversa da come noi la intendiamo: quello che è stato trovato è una scatola delle dimensioni di un pacchetto di sigarette: è priva di cavi e valvole ed emette un suono simile al nostro sonar.
Probabilmente è anch’esso un congegno che opera magneticamente...
Vi era a bordo anche una specie di libro dalle pagine indistruttibili e scritto con caratteri sconosciuti...
Le figure reali sulle quali poggiava la vicenda del libro di Scully erano 2: un certo Silas Mason Newton, uomo d’affari impegnato nell’industria petrolifera e suo vecchio amico, dal quale aveva
appreso che un team di scienziati era intervenuto per conto del dipartimento della difesa in un’operazione top secret su di un UFO caduto nei pressi di Aztec e Leo Ge Bauer, uno studioso
specializzato in magnetismo che ebbe modo di conoscere uno di quei ricercatori incaricati dal governo USA di indagare sul principio alla base del sistema di propulsione dei dischi volanti.
La pubblicazione del libro di Scully provocò un pandemonio nelle alte sfere del pentagono.
Il governo statunitense, tramite l’Air Force, si era vigorosamente adoperato fin dal 1947 affinché la questione dei dischi volanti venisse minimizzata agli occhi dell’opinione pubblica e il successo di vendite riscosso da "Behind the Flying Saucers" non aiutava certo la situazione.
Di lì a qualche mese, un’altra analoga storia andava propagandosi per l’intera nazione: Joseph Rohrer, Direttore di Radio Pueblo e presidente della "Pike's Peak Broadcasting Company", dichiarò alla stampa che 3 dischi volanti erano stati costretti ad un atterraggio catastrofico da aerei militari americani mentre sorvolavano lo Stato del Montana nel 1952.
L'unico pilota extraterrestre sopravvissuto era stato tenuto in vita per circa 2 anni in una enorme incubatrice costruita appositamente in California e trasportata in una località isolata. Per poter comunicare con l'alieno, gli scienziati americani avevano fatto ricorso inizialmente ai disegni; poi, alcuni linguisti erano riusciti ad insegnargli a leggere ed a scrivere in inglese. Rohrer sostenne, inoltre, di essere entrato in uno dei dischi volanti recuperati e ne descrisse le caratteristiche:
aveva un diametro di 30 metri ed era diviso in varie sezioni.
Le cabine dei piloti erano spessi tubi cilindrici con coperchi ermetici ad entrambe le estremità.
All'interno, l'atmosfera era un miscuglio di gas sotto pressione che conteneva un 30% di ossigeno e un 60% di elio. Come forza motrice il disco utilizzava turbine elettromagnetiche che creavano un campo magnetico enorme, generato da anelli rotanti, capace di lanciarlo a velocità incredibile.
Le dichiarazioni di Rohrer furono citate anche nel libro di Donald Keyhoe "Flying Saucers from Outer Space" edito in Italia con il titolo "La verità sui dischi volanti".
Nel frattempo questa pubblica gazzarra su questioni top secret era giunta all’orecchio dell’AFOSI, il servizio di controspionaggio dell’air force e dell’FBI, che in breve cominciarono ad
"interessarsi" del direttore radiofonico.
La misura si colmò del tutto in occasione della conferenza che "Si" Newton tenne all’università di Denver per conto di Rohrer, nel Maggio del ’50.
Davanti ad un folto uditorio di studenti, Newton riferì nei minimi dettagli delle 3 astronavi e degli occupanti rinvenuti al loro interno, asserendo, che queste erano al momento oggetto di studi
da parte di un gruppo di scienziati con i quali egli cooperava nel quadro di un programma di ricerche geofisiche. Il giorno dopo l’FBI si precipitò alla stazione radio di Rohrer chiedendo le
bobine con le quali egli aveva registrato la conferenza e, ricevendo invece dei comuni nastri cancellati. Ben presto però Scully ed i suoi informatori entrarono nel mirino dei
Debunkers. Sul piano ufficiale, l’attacco alla sua persona venne dalle colonne di True, il cui direttore, Ken Purdy, a suo tempo infuriatosi perché Scully aveva optato per la pubblicazione
del proprio racconto in un libro; in luogo di farne una serie di inserti per le pagine della celebre rivista, fu ben lieto di intraprendere un compito evidentemente commissionatogli da "terzi":
in un lungo articolo comparso nel Settembre del '52, le figure di Silas Newton e Leo GeBauer, quest’ultimo presentato come il "vero Dr. Gee", venivano
poste in una luce equivoca ed infamante ed indicate come le uniche fonti di "Behind the Flying Saucers".
Determinato a condurre sino in fondo la propria azione demistificante, il Direttore di True arrivò persino ad offrire a Scully una grossa somma di denaro affinché riconoscesse ufficialmente di
essere stato ingannato dai due.
Simultaneamente, un certo H. Flader denunciò alla rivista di essere stato truffato, nel '49, da GeBauer e Newton per la cifra di 250.000 a suo dire investiti, senza trarre profitto alcuno, in
fittizi giacimenti petroliferi ed in un dispositivo elettronico ufficialmente in grado di rilevare la presenza di petrolio in volume e profondità.
Fu lo stesso autore del denigratorio articolo di True ad esortare il Flader a sporgere un’azione giudiziaria, cosa che egli fece subito: con incredibile tempismo, la notte successiva alla
notifica dell’atto, agenti dell’FBI arrestarono simultaneamente GeBauer a Phoenix e Newton a Hollywood. Nel Novembre del '53 i 2 comparvero davanti al giudice per rispondere dell’accusa di
frode.
Il fattore attorno al quale gravitò la vicenda processuale, fu dato dalla presunta inaffidabilità del "doodlebug", il rabdomante elettromagnetico elaborato da GeBauer sulla scorta del progetto
M.A.D., di cui però l’accusa produsse non l’originale, ma, per sua stessa ammissione, "un modello ad esso simile", ossia arbitrariamente ad esso paragonato che era stato acquistato presso
un emporio militare per soli 3.50 dollari e sulla cui base venne screditato il congegno del presunto Dr. "Gee", definito di "provata inefficacia" per l’individuazione di sommergibili, durante la
guerra e "quindi" del tutto inutile ai fini del rilevamento di giacimenti di petrolio o di gas.
Riconosciuti colpevoli di truffa aggravata, Newton e GeBauer furono condannati in primo grado a trent’anni di reclusione. I giornali diedero ampio risalto alla notizia e la storia di Scully e
compagni divenne per tutti sinonimo di truffa.
A ripescare dall’oblio il "caso di Aztec" fu il famoso ricercatore Leonard Stringfield, che negli anni settanta si era
specializzato appunto nella materia degli UFO crashes pubblicando una serie di rapporti sull’argomento. A seguito di una paziente ricerca, Stringfield giunse in possesso di 2 elementi acquisiti
da fonti direttamente coinvolte: l’informazione ricevuta nel 1980 da un ex ufficiale dell’Intelligence relativa ad un rapporto da questi visionato, nel quale si parlava esplicitamente di un UFO
precipitato presso White Sands nel '48; ed il nome di un importante ufficiale dell’aviazione comunicatogli dal ricercatore Spencer Carr nel 1982 che presenziò all’operazione di
recupero del disco di Aztec.
Striengfield riuscì perfino a ricavare un identikit degli esseri rinvenuti nel disco precipitato e non possiamo fare a meno di notare la loro inquietante somiglianza con il presunto alieno
del famigerato Santilli Footage. In seguito si seppe che Stringfied aveva subito minacce e intimidazioni a causa del suo interesse per il caso in questione.
All’inizio degli anni 80, un altro ricercatore, William Steinman, sull’onda dell’interesse sorto nella comunità ufologica nei confronti del tema degli UFO crashes (a seguito anche della
pubblicazione de "l’incidente di Roswell" di Bill Moore), decise di riconsiderare la vicenda denunciata da Scully e nel 1986
pubblicò un libro, UFO Crash at Aztec - A Well Kept Secret (l'incidente di Aztec - un segreto ben custodito) scritto con la collaborazione dell'ex tenente colonnello dell'USAF Wendelle C. Stevens che tentava di ricostruirne la storia.
Steinman e Stevens sostengono che dopo la parziale fuga di notizie dell'evento di Roswell, il Governo degli Stati Uniti si era ben organizzato.
L'argomento era di tale importanza che gli ordini vennero direttamente dal Presidente Truman che creò un gruppo composto da politici e militari di più alto grado per gestire e coprire ogni
informazione sugli UFO.
La situazione era complessa, gli Stati Uniti erano nel caos amministrativo poiché stavano uscendo da una struttura di comando industriale di tipo militare per passare a una struttura civile, ma,
i militari erano ancora al comando e volevano mantenere il controllo almeno fino a quando non avessero capito cosa stava succedendo; in quel periodo, il Segretario di Stato era il Generale
Marshall, così i militari nominarono una rappresentativa del complesso industriale militare che essi controllavano: generali, ammiragli e alcuni scienziati che avevano lavorato alla preparazione
del piano industriale.
Questi uomini erano designati ad unità operativa per fronteggiare eventuali nuovi incidenti e, qualcosa di nuovo accadde. Il 25 Marzo del 1948 tre diversi radar - tra cui un radar
sperimentale molto potente - captarono un oggetto non identificato nei cieli a sud-est degli Stati Uniti. Quando le onde radar lo individuarono, l'UFO sembrò perdere il controllo e cominciò a
scendere rapidamente. I radar lo seguirono e riuscirono a determinare con una certa precisione il luogo in cui era caduto. Subito si scatenò un frenetico via vai di telefonate per comunicare alle
autorità governative e all'Esercito la notizia.
In pochi minuti fu informato anche il Generale Marshall.
Questi chiamò il Presidente Truman e le massime autorità dell'Esercito, che, affidarono a Marshall la direzione dei lavori per il recupero dell'UFO e degli eventuali superstiti.
"Fu subito messo in atto il piano della rappresentativa del complesso industriale militare", sostiene Wendelle Stevens. "Tutti i generali, gli ammiragli, gli avvistatori e gli
scienziati furono contattati e fu loro ordinato di recarsi alla base del Colorado, dove furono prelevati e portati sul posto dell'atterraggio/schianto. Tutta questa gente doveva arrivare sul
posto per vedere di persona come fosse un velivolo alieno e per avvisare direttamente (per telefono) il Generale Marshall".
Il Generale Marshall incaricò il Prof. Vannevar Bush di scegliere in breve tempo un'equipe di scienziati specializzati in varie discipline che potessero analizzare i resti del disco volante
precipitato. Mentre il Prof. Bush organizzava la sua équipe, un gruppo di elicotteri dell'IPU (Interplanetary Phenomenon Unit) di base a Cam Hale, volava incessantemente sopra il disco volante
che era caduto in un piccolo campo di una zona poco popolata.
La missione degli IPU era quella di aspettare finché non fosse arrivata l'équipe di riconoscimento e di recupero dell'oggetto, indicare loro le strade secondarie da imboccare per passare inosservati e impedire che qualsiasi intruso si avvicinasse.
Il documento (sopra) declassificato dell’OSI che, presumibilmente è riferito all’UFO crash di Aztec, narra di “una radio proveniente da un UFO precipitato in New Messico”: era la famosa scatola rinvenuta nell’UFO “delle dimensioni di un pacchetto di sigarette” di cui parlava Scully?
Seguendo le indicazioni fornite da Scully, Steinman riuscì a individuare la zona del presunto crash: un desertico altipiano roccioso posto a ridosso dell’Hart Canyon, 12 miglia ad est di Aztec. Nel 1948 l'area in questione era intestata a un certo Harold Dunning, proprietario di un ranch e unica presenza umana della zona.
Tuttavia, anche negli anni 80, a molti anni dall'accaduto, i tentativi di ottenere informazioni dall’ex ranchman ormai ottantenne, o dai famigliari di questi, si sono rivelati vani, scontrandosi in un diniego che, secondo Steinman, era la conseguenza del ricordo di pesanti condizionamenti psicologici (e minacce) all’epoca subiti da parte dei militari, dati dall’imposizione del silenzio per "motivi di sicurezza nazionale".
Per ordine del Segretario di Stato, il luogo dove era precipitato l'UFO fu confiscato ai proprietari e divenne proprietà dello Stato: il terreno fu recintato e riempito di cartelli di divieto di accesso per evitare che chiunque vi potesse penetrare.
Sul luogo arrivarono 3 grandi camion carichi di ogni tipo di materiale per il recupero e, il gruppo di scienziati, tutti perfettamente istruiti sulla delicatezza della loro missione.
Una volta verificato che la nave non emetteva alcuna radiazione pericolosa, si avvicinarono e cominciarono un'accurata analisi della parte esterna.
L'oggetto era rimasto in gran parte integro e giaceva a terra in una posizione un po' inclinata.
L'attenzione degli scienziati venne richiamata dal fatto che l'apparato, un disco molto appiattito di circa 30 metri di diametro, dava l'impressione di essere costituito da un solo pezzo, senza giunture di alcun tipo. Presentava oblò o finestrini formati da un materiale diverso che, pur sembrando metallico era trasparente.
Gli scienziati osservarono attentamente attraverso gli oblò.
Nella sala principale, in cui si trovavano i pannelli di comando pieni di pulsanti e di oggetti simili ad orologi, si distinguevano perfettamente i corpi di 2 creature morte, inclinate sui pannelli e apparentemente bruciate o molto scure di carnagione, nonostante non ci fosse fumo da nessuna parte.
Di fronte all'impossibilita di penetrare all'interno della nave, in quanto non c'erano porte e all'impotenza degli strumenti per la saldatura e la perforazione che non riuscivano a trapanare la parte esterna metallica, uno degli scienziati colpì con un martello di ferro uno degli oblò. Il finestrino cedette, aprendo un piccolo varco.
Nel frattempo, gli altri scienziati avevano continuato a studiare il modo di raggiungere l'interno del disco, osservando minuziosamente attraverso gli oblò tutti i congegni di comando presenti
nella consolle. Uno di essi vide su una delle pareti un pulsante che sembrava un comando per aprire una porta.
Costruirono un grosso palo con il ramo di un pino rinvenuto vicino al disco, lo affilarono in punta e lo introdussero lentamente all'interno fino a schiacciare il pulsante.
La porta si aprì e gli scienziati poterono entrare all'interno dell'apparato.
Ciascuno aveva un compito ben preciso secondo la loro propria specializzazione.
Ad esempio, il Dott. Detlev Wulf Bronk, fisiologo e biofisico famoso nel mondo scientifico, si occupò dell'analisi dei cadaveri.
Successivamente, ordinò di prelevarli e di trasportarli fuori dalla nave per poterli congelare con le apparecchiature necessarie, al fine di conservarli.
I dottori Berkner, Heiland e Hunsakeer, in accordo con la propria specializzazione, esaminarono i pannelli di comando e i piccoli cassetti incastonati nella parete, dai quali, a quanto pare,
derivava tutta l'energia propulsiva della nave.
L'idea a cui giunsero gli scienziati era che il sistema di propulsione della nave era dovuto ad un certo elettromagnetismo e non aveva niente di simile ai nostri motori.
Nelle pareti si vedevano iscrizioni e alcuni pulsanti che si accendevano e spegnevano ritmicamente, ciò, evidentemente, indicava che quegli strumenti stessero ancora funzionando. Qualcuno
riuscì ad aprire una porticina che conduceva ad una stanza interna, una specie di dormitorio dove gli scienziati ebbero un'altra sorpresa.
Stesi al suolo, gettati su specie di cuccette che uscivano dalla parete, c'erano i cadaveri di 12 piccole creature di circa 1,2 metri di statura, con la pelle bruciacchiata come i due cadaveri
rinvenuti nella cabina di pilotaggio.
Il Dr. Bronk ordinò immediatamente di trasportarli fuori dalla nave, a terra, dove furono coperti da un telo prima di essere trasportati a Los Alamos.
A quel punto il problema che gli scienziati dovevano affrontare era il trasporto del disco di 30 metri di diametro. Alla fine riuscirono a smantellare la nave: dopo aver analizzato attentamente il velivolo scoprirono alcune strane leve che si trovavano sulla parete a distanze fisse. Una volta mosse alcune di esse, si notò che si apriva una specie di scanalatura che continuava verso il fondo, dalla parte della cabina.
Azionando tutte le leve, il disco si smembrò in varie parti.
Con estrema attenzione fu caricato su grossi camion e trasportato provvisoriamente alla base militare di Los Alamos, dove venne riassemblato e dove rimase per più di un anno.
Quando fu ora di andarsene, il Prof. Bush fece molta attenzione a cancellare ogni indizio sul terreno dove l'UFO si era schiantato.
Diede ordine di pulire completamente l'area, cancellando ogni traccia di olio o di grasso e non lasciandovi nemmeno una vite, né le orme delle ruote dei camion.
Tuttavia, non riuscì a rimettere in piedi i pini sfrondati e gli arbusti sradicati dallo schianto dell'UFO, per cui, circondò l'intero territorio con una rete metallica che riempì di cartelli che dicevano esplicitamente "No entry Federal property".
Una conferma dell’incidente di Aztec sembrò venire da un carteggio relativo ad un incontro-intervista intercorso nel Settembre 1950 tra il fisico canadese Wilbert Smith ed il Dr. Robert
Sarbacher, consulente per il governo USA del Research and Development Board.
Alla domanda di Smith se vi era qualcosa di vero nel libro di Scully Sarbacher replicò:
"i fatti ivi riportati sono sostanzialmente corretti!"
Sulla base di questo straordinario documento, Steinman, decise nell’83 di mettersi alla ricerca di Sarbacher. Rintracciatolo presso il Washington Institute of Technology, gli inviò una lettera
con una serie di quesiti, cui qualche mese più tardi lo studioso rispose.
STEINMAN:
Può parlarmi della sua personale esperienza relativamente alle operazioni di recupero dei dischi volanti: descrizione dell’oggetto e degli occupanti; luoghi e date degli
eventi.
SARBACHER:
Non ho mai avuto alcun ruolo diretto con le operazioni in oggetto
STEINMAN:
Le chiedo di indicarmi quali delle seguenti persone possano essere state coinvolte nelle operazioni di recupero: Thomas Townsend Brown; Dr. Weisberg; Dr. RobertKent; Dr. Hellmut Schmidt;
Dr. John Neuman; Dr. Werner von Braun; Dr. Francis Bitter; Dr. Leo GeBauer; Dr.
Robert Oppenheimer; Dr. Eric Wang; Dr. Vannevar Bush.
SARBACHER:
A questo riguardo posso solo dirle: John Neuman fu al 100% coinvolto; così pure Vannevar Bush e penso anche Robert Oppenheimer...
All’epoca, sebbene in più occasioni invitato a partecipare a discussioni sulle risultanze dei "recuperi" non ebbi mai modo di parteciparvi. Sono certo che possano essersi rivolti anche a Von Braun...
STEINMAN:
Dispone di copie di documenti governativi sul caso di Aztec?
SARBACHER:
Ricevetti qualche documento in proposito all’epoca in cui lavoravo presso il Pentagono.
Ma ovviamente, quei testi non potevano uscire da quella sede...
STEINMAN:
Ha mai visionato copie delle foto dei dischi precipitati e degli occupanti?
SARBACHER:
No, mai.
STEINMAN:
Ha mai visionato, oppure dispone, di copie di rapporti ufficiali su dischi precipitati e occupanti?
SARBACHER:
Posso solo rinviarla alla risposta che detti nel corso dell’intervista all’ambasciata canadese... Naturalmente, all’epoca ero molto più coinvolto sul tema.
...Ricordo di alcuni rapporti sul materiale dei dischi, risultato estremamente leggero e resistente. Sono certo che i nostri laboratori lo analizzarono con grande interesse.
Esso era infatti in grado di sopportare le tremende accelerazioni e decelerazioni improvvise di quelle macchine. Ricordo infine distintamente che parlando con alcuni di quei tecnici che
eseguivano i test, ebbi l’impressione che questi "alieni" fossero "costruiti" allo stesso modo di certi insetti... sui quali, per via della propria bassa massa corporea, l’impatto delle forze
inerziali poste in essere da quegli strumenti risulterebbe relativamente basso....
Recentemente il caso è stato riportato in auge da un documentario uscito in America nel 2004.
"Questo video (sotto) porta la storia ad un livello pubblico nazionale di discussione", dice Leanne Hathcock, bibliotecaria e fondatrice del simposio annuale UFO sponsorizzato dalla biblioteca di
Aztec.
Scott Ramsey del N. Carolina ha condotto, sul presunto crash del Marzo 1948 nell'Hart Canyon a Nord di Aztec, moltissime ore di ricerca e declassificato con successo materiale riguardante l’incidente.
"Abbiamo lavorato con fatica cercando di identificare 2 agenti della sicurezza presenti sul posto e, contemporaneamente, tentando di rispettare le famiglie" dice Ramsey.
Il New Mexico e gli UFO son diventati sinonimi dal tempo della popolarità del crash di Roswell del Luglio 1947, ma Aztec sta crescendo per conto suo, a parere di Ramsey e Hathcock. Secondo Ramsey il documentario mette Aztec in luce positiva.
Il questore della città Jim Rubow concorda, affermando che il film è stato ben costruito:
"ho pensato che era stato fatto con mente aperta.
Hanno fatto un bel lavoro, integrando la storia locale e dando una migliore comprensione di tutto ciò che ho visto fino a oggi".
Il film inizia con uno scorcio sulla Contea di San Juan e lo scenario desertico e il produttore Paul Kimb all racconta la storia di Aztec:
"era una serata tranquilla a Nord della zona residenziale della Contea quando scoppiò un incendio presso un pozzo petrolifero sopra Hart Canyon. Il fuoco portò alla scoperta di qualcosa di
più interessante: un UFO schiantato che conteneva corpi inceneriti".
Lo racconta Kimball nella storia che Ramsey cerca continuamente di verificare.
È stato desiderio dei ricercatori di localizzare tutti i testimoni viventi, ma Ramsey dichiara che ne ha perso molti per la loro prematura scomparsa. Egli ha parlato con certe persone a Cuba
circa un ex-residente che può esser stato presente nel sito del crash.
Egli ha saputo da loro che, nel Marzo del '48, l’ Air Force fece una visita alla piccola cittadina cubana. Il Dr. Lincoln La Paz e un alto ufficiale sono venuti a Cuba per investigare su
strani avvistamenti, secondo ciò che racconta Ramsey.
Dopo pochi giorni di investigazione, La Paz ha liquidato la cosa come un evento meteorico (stelle cadenti–nda ), includendo dei campioni rocciosi che aveva tentato di spacciare ai locali come
meteoriti. L’ investigatore, che è il più noto nel documentario, crede che questo fatto possa ricollegarsi ad Aztec. Questa informazione non ci sarà sul video perché è stata scoperta molto di
recente. Ciò che gli spettatori vedranno sarà un miscuglio di ufologi, compreso Stanton Friedman e Nick Redferne e scettici
come Karl Pflock.
Ramsey tuttavia è al centro dell'attenzione, avendo fatto la maggior parte delle ricerche aggiornate su Aztec.
"Egli percorrerà le tracce cartacee e le prove evidenti," dice la Hathcock, aggiungendo:
"Kimball usava dei presentatori per raccontar e la storia e darle una base di credibilità.
Mi sembra sia ben fatto è un purista quando fa un documentario e lo basa su più fatti possibili".
Ma forse la verità sull’incidente di Aztec non si saprà mai.
Fonti:
• Frank Scully: “Behind the Flying Saucers”
• Antonio Manera : 1901-2000: un secolo di UFO-crash
• Notiziario UFO N° 1 NUOVA SERIE Gennaio '99
• W Steinman/W Stevens : UFO Crash at Aztec, UFO Photo Archives, 1986
•http://theufostore.com/Merchant2/merchant.mv?Screen=PROD&Store_Code=T&Product_Code=U553-DVD&Category_Code=DVD&Product_Count=162
di Giacomo Casale
A seguire, una traduzione del suddetto rapporto sul caso AZTEC
La relazione dattiloscritta è appena leggibile in molte parti, ma l’abbiamo riprodotta il più fedelmente possibile mantenendo la grammatica, l’ortografia e la punteggiatura.
Abbiamo seguito evidenti errori tipografici con “[sic]”, estesi su nomi/abbreviazioni tra parentesi e parole in corsivo sottolineate per enfasi nell’originale.
Pagina C-1-di-10
Il 25 Marzo 1948 approssimativamente alle ore 16:19 (4:19PM), Mountain Standard Time (ora locale o LT), una macchina volante a forma di disco scendeva circa 12 miglia a nord-est della piccola
comunità di Aztec, Nuovo Messico. L’atterraggio controllato si è verificato in un piccolo canyon del deserto, sul pascolo privato di un contadino e rancher...
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Il velivolo discoidale è stato recuperato e la LZ (zona di atterraggio) dichiarata sicura per le 22:45 (ora locale) tramite l’operato di un team di esploratori IPU (Squadra di Fenomenologia
Interplanetaria) inviato nella zona di Hart Canyon.
Nel frattempo, il generale (George C.) Marshall aveva contattato il Dr. Vannevar Bush – capo scientifico di MAJICOPS – e un team congiunto IPU/MAJICOPS è stato riunito sotto il comando MJ-12 allo scopo di indagare e ripulire la LZ o il luogo dell’incidente.
Il rancher locale proprietario del terreno e (redatto) sono stati tenuti in isolamento mentre l’analisi del campo e la successiva pulizia è stata (sic) effettuata ad Hart Canyon.
In visita al rancher in quel momento per pianificare una caccia alla selvaggina sulla sua terra, c’erano il proprietario di un locale negozio di riparazioni radio e un (sic) cercatore di petrolio e inventore disoccupato.
Queste terze persone si sono poi riunite e hanno raccontato la loro storia ad un giornalista di Variety Magazine di nome Frank Scully. Tale autore nel 1950 ha poi pubblicato un libro che descrive alcune parti della storia del recupero di Aztec.
Questa violazione della sicurezza è stata causata dall’utilizzo di una storia di copertura per i lavoratori IPU/MAJICOPS che si è rivelata inefficace.
Si era deciso di camuffare le operazioni ad Aztec come una prospezione petrolifera da parte di una società di perforazione fittizia, un fatto che era in contraddizione con la conoscenza del cercatore di petrolio disoccupato che sapeva che non vi era petrolio nella zona.
In seguito questo cercatore di petrolio indipendente e il giornalista Scully sono stati screditati da notizie fatte trapelare ad uno scrittore di True Magazine e da agenti operativi della divisione Enforcement del MAJESTIC. Questa azione è stata infelice ma vitale alla luce della sensazionale natura delle scoperte ad Aztec.
Fortunatamente, Scully nel suo libro ha etichettato questo cercatore di petrolio come “scienziato” e durante il periodo in cui era in vendita, questo avventuriero è stato condannato per frode per aver cercato di vendere un dispositivo che secondo lui trovava il petrolio!
Soprattutto per fortuna, la violazione della sicurezza si è risanata e il libro è stato rapidamente dimenticato con solo poco aiuto dal MJ-12...
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Al fine di seguire completamente il corso del recupero e dell’indagine ad Aztec, N.M., è importante a questo punto specificare i nomi e la formazione dei membri del team IPU/MAJICOPS prima di
tornare ad una cronologia degli eventi all’Hart Canyon.
Solo 4 di queste persone facevano parte del direttorato MAJICOPS.
Queste erano: il Dr. Lloyd Berkner, il Dr. Detlev Bronk, il Dr. Vannevar Bush e il Dr. Jerome Hunsaker. Le loro biografie si possono reperire nel file precedente dell’incidente di Roswell, N. M. I seguenti sono stati selezionati dal direttorato del MJ-12 per accompagnare il team di recupero IPU/MAJICOPS al sito di atterraggio presso l’Hart Canyon:
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... Le più grandi scoperte furono effettuate al livello più basso, soprannominato la “stiva di carico”, ma la squadra degli investigatori non trovò immediatamente la porta o il portello chiuso di
questo scompartimento. Si sono invece trovati in una piccola camera circolare delle dimensioni approssimative di una cabina di ascensore.
Una rampa a spirale assai ripida conduceva intorno ad un posto centrale nella camera superiore chiamata il “ponte di volo”. Dal momento che la squadra aveva già osservato alcuni dettagli di
questa camera superiore e aveva osservato i corpi di due (2) piccole creature accasciate nei sedili, fu deciso di indagare prima su questi nel caso fossero vivi.
All’interno della cabina superiore la squadra ha trovato i corpi di due (2) piccoli umanoidi di circa 4 piedi di altezza (130 cm. circa, NdT) e legati in sedili come quelli di una cabina di
pilotaggio (seggiolini da accelerazione) di fronte a una fila di pannelli con strumenti inseriti in un banco curvo che circondava la cabina appena sotto gli oblò che avevano precedentemente visto
dall’esterno. Gli extraterrestri erano morti...
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... All’interno della stiva è stato trovato un certo numero di quelli che sembravano essere tavoli per esami medici e lavori scientifici. Proprio mentre il Dr. Bronk avanzava l’ipotesi che di
norma il “carico” potesse essere biologico o persino umano, il Dr. van Valkenberg trovò un numero (14) di piccole camere simili a tubi costruite nella parete accanto a un divano a forma di
conchiglia che sembrava poter accogliere un corpo umano.
Questo divano era dotato di tubi per riempirlo con qualche liquido o gas quando le due sezioni si univano e sigillavano. Uno sguardo più attento ai tubi sigillati che sembravano le bocche
asciugabiancheria di una lavanderia rivelò che si trattava di una complessa forma di sistema refrigerante. 2 erano vuoti e 12 contenevano i corpi di quelli che sembravano umani adulti, bambini
piccoli e neonati, tutti congelati come fossero conservati come esemplari...
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Nel processo di trasferire (sic) i corpi EBE (entità biologica extraterrestre) congelati dalle loro capsule nella stiva del velivolo discoidale ai contenitori di ghiaccio secco per la spedizione,
i Dr.i Bronk, von Roesler, (Paul A.) Scherer e 2 patologi militari dell’IPU sono rimasti sorpresi nello scoprire che uno dei piccoli umanoidi adulti, simile ai “piloti” trovati morti sul ponte di
comando, si era scongelato con un battito, una limitata respirazione e aveva vissuto in uno stato di incoscienza per alcuni minuti prima di spirare.
Gli scienziati sconvolti allora compresero che le capsule erano in realtà camere criogeniche di sospensione e che gli EBE (sic) all’interno tecnicamente erano ancora vivi...
Nel sito di Los Alamos sono stati istituiti 2 laboratori separati.
Nessun gruppo sapeva quale fosse lo scopo o il progresso della ricerca degli altri...
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Infine, il team medico riuscì a rianimare un maschio umanoide adulto e tre (3) bambini umanoidi simili a terrestri, tutti di circa sei (6) mesi di età: due maschi e una femmina.
Il resto dei neonati e un altro EBE umanoide basso, grigio e con una grande testa, sono morti nel tentativo di rianimarli. Questo è stato in gran parte dovuto al fatto che i Dr. i Bronk e Bush
avevano deciso di sperimentare prima sui neonati, che erano di scarso valore in quanto a intelligenza, nella speranza di rianimare il basso EBE e l’umanoide adulto per un dettagliato
interrogatorio.
Il maschio umanoide adulto, simile a un terrestre, si è rivelato essere, di per sé, un EBE.
Ma parlava un perfetto inglese con un leggero, impercettibile accento e dimostrava inoltre molte capacità telepatiche e psichiche.
Questo EBE era nel suo aspetto generale completamente umano; internamente, c’erano solo lievi differenze nella formazione delle valvole cardiache, del pancreas, dei polmoni e possedeva *2 fegati e un organo sconosciuto nel posto in cui in un terrestre si troverebbe la cistifellea.
*Nota Silverland:
secondo questa trascrizione che avete appena letto e le successive, abbiamo il brutto presentimento che l'alieno che parlava un perfetto inglese come dicono loro abbia fatto una brutta fine. Lo pensate anche voi?
Inoltre, il suo sistema digestivo e quello gastrointestinale erano più semplici e meno in grado di digerire l’ampia gamma di cibi ai quali sono abituati i terrestri.
Fu sorpreso di scoprire che gli scienziati lo avevano scongelato vivo, ma non lo fu per nulla di trovarsi in compagnia di terrestri.
Dichiarò, pochi minuti dopo aver ripreso coscienza, che la sua unica sorpresa sarebbe stata se gli investigatori non avessero scelto di “tenermi prigioniero per la vostra onesta curiosità”.
Dopo una frenetica teleconferenza con il presidente Truman è stato spiegato al visitatore che se le sue intenzioni si fossero dimostrate non ostili e avesse collaborato in uno scambio di informazioni, avrebbe ottenuto lo status diplomatico e quando fosse stato raggiunto un accordo sarebbe stato presto **rimpatriato presso i suoi.
**Nota Silverland:
noi esseri umani che manteniamo la parola?
Come disse Totò: MA MI FACCI IL PIACERE!
A questo acconsentiva prontamente, fatto salvo che non gli venisse chiesto di cedere segreti scientifici che avrebbero potuto alterare il corso del nostro naturale sviluppo culturale.
Tutto sommato, l’EBE di Aztec ha vissuto sotto la nostra custodia protettiva nel complesso di Los Alamos per quasi un anno, da fine Aprile 1948 fino a Marzo 1949.
Dopo di che è stato trasferito in un rifugio privato organizzato dall’intelligence dell’esercito nel Vermont rurale, dove ha incontrato il Presidente e altri amministratori di governo e militari prima di essere ***restituito alla sua gente nell’Agosto del 1949.
*** Nota Silverland:
Sarà vero? Io non ci scommetterei, qui è solo scritto sulla carta, ma su un pezzo di carta si possono promettere mille cose, la realtà è un'altra cosa.
Ha dato agli scienziati e ai funzionari militari una gran mole di informazioni prevalentemente non tecniche sulla sua civiltà e i suoi motivi (sic) per trovarsi sulla nostra Terra; dalle conversazioni registrate sono state ricavate un totale di 683 pagine di trascrizioni.
Alla fine di questa sezione segue una versione condensata di alcuni punti degni di nota da queste molte sessioni di debriefing.
L’EBE ha ritenuto poco dannoso il permetterci di tenere i resti del suo veicolo spaziale da studiare, dal momento che sentiva che la nostra comprensione di esso si sarebbe sviluppata
gradualmente. Ha suggerito che il suo popolo “probabilmente dovrà farne cadere uno in condizioni analoghe dalle parti dell’Unione Sovietica – solo per mantenere l’equilibrio delle cose” e
“sollevate tranquillamente la questione con qualunque autorità superiore potete trovare disposta ad ascoltarvi, se non approvate”.
Al gruppo di scienziati è stato detto che gli infanti simili agli umani erano comunque destinati al nostro mondo e saremmo i benvenuti se li tenessimo.
Il 21 Agosto 1949, l’EBE di Aztec è stato **** restituito al suo popolo in un punto d’incontro a sud-ovest della base aerea di Kirtland Texas, e sono stati formalizzati accordi per un futuro incontro nello stesso luogo, per avviare relazioni diplomatiche.
****Nota Silverland:
ci sarebbe piaciuto capire come sia andato via.
Lo sono venuti a prendere?
Ha contattato qualcuno?
Mah...