❖ Premessa
Questo caso, viene classificato come Incontro ravvicinato del 2° tipo da J. Allen Hynek.
Questa classificazione successivamente viene rafforzata da un altro importante ricercatore francese Jaques Fabrice Vallèe, entrambe hanno scritto numerosi libri che ripercorrono numerosissimi casi e dedicano il loro tempo all'ufologia con la speranza di dare una risposta alle numerosissime domande che non ne trovano una.
Lo stesso Vallèe afferma di aver osservato degli UFO, di cui non riesce a spiegarne la natura. Tra tutti i casi di IR2 (incontri ravvicinati del secondo tipo) presi in esame, quello noto agli ufologi come il caso di Falcon Lake è senza dubbio uno dei più controversi e significativi.
L'avventura vissuta da Steve Michalak infatti, supera per importanza la maggioranza dei casi clinici irrisolti legati agli U.F.O.
L'ufologo inglese John Harry Nottinghall ha dichiarato:
"di tutti i casi che ho avuto occasione di studiare, quello di Falcon Lake mi sembra al tempo stesso il più misterioso e il più affascinante".
Per una volta, gli scienziati ufficiali, gli increduli e tutti coloro che ritengono quelle di extraterrestri delle storie da dormirci in piedi, destinate ai deboli di mente e agli ingenui, sono costretti a riconoscere la realtà dei fatti.
Le analisi mediche subite dal testimone, i prelievi minerali effettuati sui luoghi dell'atterraggio da scienziati competenti conferiscono al racconto del testimone un'autenticità indiscutibile.
❖ Il caso
Ma chi è il diretto interessato oggetto di questo strano caso?
Il soggetto in questione si chiama Steve Michalak e tutto ebbe inizio il 20 Maggio 1967.
A queste e a numerose altre domande cercheremo di dare una risposta.
Tutto ebbe inizio il 20 maggio 1967. Siamo a Falcon Lake, una località situata a circa 120 Km a est di Winnipeg, nel Canada. Steve Michalak, un giovane appassionato di geologia è alla ricerca di minerali di cui la zona è ricchissima.
Siamo intorno a mezzogiorno e il nostro geologo dilettante, munito dei suoi attrezzi, procede lentamente attraverso i boschi verso una formazione rocciosa che ha individuato non lontano da una vasta palude. A un tratto, mentre stava per cominciare a esaminare qualche pietra, sente lo schiamazzo di un branco di oche selvatiche spaventate.
Nell'attimo stesso, scorge nel cielo 2 luci rosse che si avvicinano.
Immediatamente dopo, distingue 2 oggetti a forma di sigaro, sormontati da una protuberanza e che scendono lentamente.
Uno degli apparecchi viene a posarsi a una cinquantina di metri da lui, mentre il secondo, dopo essersi librato per un attimo sulla cima degli alberi, scompariva rapidamente in una nuvola. Il testimone può quindi osservare attentamente il singolare oggetto che è atterrato e, si accorge che non è a forma di sigaro ma a forma di disco, il cui colore subisce delle strane trasformazioni: come un metallo arroventato e bianco, che si raffredda a poco a poco, l'oggetto passa dal rosso arancione brillante al rosso-grigio, poi al grigio e infine al grigio-argento.
Steve Michalak non si è mai Interessato di dischi volanti (UFO), perciò prende l'oggetto per un apparecchio sperimentale dell'aviazione militare per eventuali voli spaziali.
Dopo un breve esame, si rende conto che l'apparecchio non ha niente in comune con i tradizionali velivoli dell'aviazione: una corona periferica di circa 10 metri di diametro alto 3 metri, a forma di cono appiattito, circonda una cupola centrale la cui base è striata da fessure di 25 centimetri di lunghezza.
Sotto quel complesso, proprio di fronte a lui, si trovano 9 pannelli rettangolari di 15 centimetri per 25 forati ciascuno da 30 buchetti che, pensa dapprima Michalak, fungessero da bocche d'aerazione o da scappamento, ma che in seguito si sarebbero rivelate destinate a tutt'altro uso.
Man mano che l'UFO pare raffreddarsi, il testimone sente delle folate di calore affluire verso di lui; l'aria si impregna, secondo la sua espressione, di un «orribile odore di zolfo o di motore elettrico bruciato». AI tempo stesso, si ode un ronzio simile a quello di un motore che ha i giri al massimo, mentre, vicino ai pannelli d'aerazione, una specie di porta lascia passare un'intensa luce violetta, che, secondo il testimone, supera in intensità quella del sole a mezzogiorno. D'un tratto, dall'interno dell'UFO, giungono a Michalak il suono di 3 voci umane che conversano. Alquanto rassicurato, il testimone, che è poliglotta, lancia dei richiami prima in inglese, poi in russo, italiano, tedesco e polacco, per attirare l'attenzione degli invisibili occupanti, ma invano. Michalak, infatti, non riceve alcuna risposta.
Allora, con gli occhi protetti dagli occhiali da sole, decide di andare a vedere più da vicino che cosa succede all'interno dell'apparecchio. Con prudenza, Michalak si accosta all'entrata del misterioso velivolo e vede molte piccole luci multicolori disseminate sulla parete circolare interna che proiettano a intermittenza dei raggi luminosi, ora in orizzontale, ora in diagonale.
Poi, avuta la meglio, la curiosità sulla prudenza, Michalak sporge la testa per guardare all'interno. Con sua grande sorpresa, l'apparecchio è vuoto e, prima di dargli il tempo di proseguire nella sua ricognizione, la porta gli si richiude bruscamente davanti agli occhi, offrendo al suo sguardo 3 pannelli scorrevoli, 2 dei quali si chiudono orizzontalmente, mentre il terzo funziona dal basso in alto.
Piuttosto interdetto e ormai convinto di non avere a che fare con un apparecchio dell'aviazione militare, Michalak comincia a passare la mano guantata sulla parete esterna che gli sembra di acciaio cromato. Immediatamente, avverte un odore di gomma bruciata: il guanto sta bruciando per effetto di un calore misterioso.
In quel momento, l'UFO si solleva leggermente e Michalak prova un intenso bruciore al petto. I suoi abiti prendono fuoco e il giovane si mette a girare su se stesso sotto l'impulso di un violento soffio d'aria ardente. Comprende immediatamente che il pericolo viene dai fori che prima aveva preso per bocche d'aerazione e, prima che si sia potuto riprendere dallo spavento, il misterioso velivolo che è già sopra gli alberi scompare in una frazione di secondo. Un forte odore di zolfo riempie l'aria e, nel punto dove si è posato l'apparecchio, l'erba sta bruciando. Assalito da ondate di nausea, il testimone tenta di ritornare in albergo.
Dopo 2 ore di estenuante marcia, durante le quali vomita quasi costantemente, incontra una pattuglia della polizia a cavallo canadese che lo riconduce nella sua stanza.
Là, il giovane avverte la famiglia che, allarmata dal suo stato, decide di trasportarlo d'urgenza all'ospedale della Misericordia a Winnipeg.
Da quel momento, Steve Michalak, per circa 18 mesi è preda di una strana malattia dai sintomi più disparati e intervallata da brevi periodi di guarigione.
Dapprima viene curato per le ustioni che, fortunatamente sono superficiali.
Le ferite si cicatrizzano piuttosto rapidamente, ma altri sintomi appaiono più preoccupanti: nel corso dei primi 8 giorni dal ricovero in ospedale infatti, Michalak perde 10/12 chili di peso. La perdita di peso è allarmante, in quanto, Michalak è già un uomo piuttosto magro. Informati della strana avventura, i primi medici (non meno di 27) prendono in esame il suo caso, dapprima avanzano l'ipotesi di un contatto con materiali radioattivi.
Eppure tutte le analisi effettuate al centro atomico di Pinawa risultano negative.
Tuttavia, senza che la medicina vi sia intervenuta, la salute del malato finisce per migliorare e, in poco tempo, l'uomo riprende il suo peso normale.
Poi, bruscamente, il 3 giugno, si presenta un prurito al petto che va aumentando fino a che, il 28 giugno, il testimone prova la dolorosissima sensazione «che migliaia di invisibili bestioline gli stiano divorando la carne».
In seguito riceve un adeguato trattamento, il prurito scompare; ma si tratta solo di una breve tregua: 2 mesi più tardi si manifesta di nuovo, poi a gennaio, maggio e agosto del 1968.
Le sofferenze di Michalak però non erano che all'inizio: un giorno, mentre si trovava al lavoro, sente un intenso bruciore al collo e al petto e ha l'impressione di avere la gola in fiamme.
All'ambulatorio, dove lo trasportano immediatamente, riscontrano che il suo corpo è stranamente gonfio e che nel punto preciso delle vecchie scottature sono comparse delle grandi macchie rosse. Condotto d'urgenza da un medico, Michalak è vittima di uno straordinario fenomeno: in 15 minuti, tutto il suo corpo diventa viola e si gonfia a tal punto che gli riesce impossibile togliersi la camicia. Le mani poi diventano come 2 piccoli palloni.
Gli illustri specialisti chiamati attorno al letto d'ospedale in cui egli giace senza conoscenza non credono ai loro occhi e si dichiarano impotenti a formulare una diagnosi su quel male misterioso. Stranamente, tutti i mali di cui soffre il testimone svaniscono completamente durante la notte senza il minimo intervento medico.
Il giorno dopo, fresco e riposato, Michalak rientra a casa accolto con gioia dalla sua famiglia che attribuisce la sua guarigione a un miracolo.
I 27 medici che si sono alternati attorno a Steve Michalak hanno formulato varie ipotesi per cercare di spiegare i disturbi quanto meno curiosi di cui egli è stato vittima.
A forza di analisi e di contro-analisi, hanno proposto agli ufologi 3 possibili teorie.
In effetti, i sostenitori di questa teoria, pensano che tale decomposizione possa essere all'origine dell'orribile odore di zolfo percepito dal testimone dopo i fatti e che, questi, secondo la sua espressione, aveva l'impressione di «portare in sé».
I raggi gamma, che sono analoghi ai raggi X, vengono emessi dal decadimento di materiali radioattivi. Inoltre, il risultato di una delle molte analisi a cui fu sottoposto il malato può costituire un indizio prezioso: il tasso di linfociti nel sangue (cellule sanguigne del gruppo dei globuli bianchi) passa dal 25% al 16% nei giorni successivi alla sua osservazione, per poi tornare normale 4 settimane dopo i fatti.
Queste diverse teorie non riescono però a spiegare tutti i disturbi di Steve Michalak: né lo straordinario e istantaneo gonfiore del corpo, né la brusca perdita di peso, né le macchie rosse seguite alle bruciature. I sintomi manifestati dal testimone di Falcon Lake rimangono nel regno dell'inspiegabile. Del resto, i medici della Clinica Mayo di Rochester nel Minnesota (Stati Uniti), dove Michalak si è presentato spontaneamente per sottoporsi ad un nuovo trattamento, non si sono sbilanciati e l'ermetismo della loro diagnosi è rivelatrice: «avvelenamento chimico del sangue». Benché la strana malattia di Steve Michalak sia di natura tale da convincere anche i più irriducibili, la Commissione Condon ha compilato, sul caso di Falcon Lake, un rapporto negativo.
Steve Michalak non sarebbe dunque che un simulatore, come ha sostenuto Roy Craig, esperto delegato dalla famosa commissione.
Certo, il rapporto della Commissione Condon che ha puntato soprattutto a mettere in rilievo certe incongruenze, ha rilevato giustamente che un fuoco in grado di bruciare degli indumenti di norma avrebbe dovuto provocare un principio d'incendio nella foresta.
Ciò nonostante, oltre alla inquietante malattia di Michalak, a Falkon Lake sono stati trovati degli indizi preziosi. Gli esperti infatti hanno potuto constatare ampie tracce di bruciature sui vestiti del testimone, in particolare sui guanti, la camicia e la biancheria.
Del resto, mentre il malato era sotto cura, le indagini svolte hanno tentato di scoprire eventuali tracce dell'atterraggio dell'apparecchio.
Se le prime ricerche sono state infruttuose, altre indagini effettuate alla metà di giugno del 1967, hanno dato dei risultati positivi: si è trovata infatti sul terreno una piccola zona circolare dove era sparita ogni traccia di vegetazione.
Campioni del terreno prelevati e analizzati dal National Research Council (Consiglio nazionale della ricerca) del governo canadese e dall'Aviazione militare del Canada hanno rivelato la presenza di radioattività che, *secondo gli esperti del governo, proveniva dalla vernice fosforescente di un orologio.
Grazie ad analisi più approfondite, si è giunti anche a identificare il radio 226 (226Ra), l'isotopo più stabile del Radio, un metallo alcalino-terroso fra i più radioattivi conosciuti, presente in tracce nei minerali dell'uranio.
Il 19 maggio 1968 furono effettuati altri prelievi che confermarono le prime risultanze.
Gli stessi prelievi rivelarono anche la presenza di piccole particelle metalliche che erano sfuggite alle prime analisi e che erano essenzialmente composte di argento nella proporzione del 92%-96% di argento, contro l'1%-2% di rame, proporzione notevole che rende questo metallo purissimo. La scoperta delle particelle metalliche non ha comunque turbato il rappresentante della Commissione Condon, che, ha dichiarato:
«è assolutamente improbabile che le particelle scoperte un anno dopo i primi prelevamenti siano passate inosservate in occasione delle prime analisi».
**Parecchi esperti sono perfino arrivati ad avanzare l'idea che sia stato lo stesso Michalak, che aveva preso l'iniziativa dei secondi prelievi, a spargere le particelle per autenticare il suo racconto. Ma, quando l'A.P.R.O. (Aerial Phenomena Research Organization) decise di ripetere le analisi sui primi prelievi, si scoprì che anche quelli contenevano le famose particelle.
Analisi mal fatta dunque?
Comunque sia, Condon e i suoi esperti non modificarono affatto il loro rapporto, così come, nelle loro conclusioni non tennero conto dei disturbi fisici manifestatisi nel testimone.
A coloro che lo accusano di essere un simulatore Michalak risponde invariabilmente:
«Non chiedo a nessuno di credermi, ma io so quello che ho visto ».
* vernice radioattiva su un comune orologio da polso?
** chi non ha nella propria dispensa di casa un sacchetto di particelle metalliche radioattive da spargere di tanto in tanto in giardino?
Conclusioni: ci stiamo ancora chiedendo chi siano questi "esperti" con queste teorie esilaranti e assurde. E' forse giunto il momento di cambiare lavoro?
Se i risultati sono questi, noi crediamo proprio di si!.
A seguire tutta una serie di documenti ufficizli dell'epoca.
Un grazie al prezioso supporto offerto da Omega Click in questo prezioso video analisi di quell'evento e alla collaborazione di @The Zapper per il commento audio.