Gli USO altro non sono che gli UFO sottomarini, in pratica, grandi astronavi aliene luminose che viaggiano anche sott’acqua e che poi fuoriescono dall’acqua ad alte velocità o si adagiano sul
fondale marino.
In particolare, sono state documentate astronavi aliene di ogni tipo che fuoriescono ad altissima velocità dal mare spostando enormi quantità di acqua e che, in diverse occasioni, investono e
capovolgono le imbarcazioni sovrastanti.
Recenti indagini sui fondali sottomarini hanno evidenziato enormi astronavi aliene adagiate sui fondali marini. È il caso dell’Istituto di Geologia Marina del CNR di Bologna, il quale ha usato
navi oceanografiche nel Tirreno meridionale per disegnare mappe in grande dettaglio di fondali marini. Si è usata una tecnica sonar che ha permesso di rilevare il fondale marino e tutto ciò che
si trovava su di esso grazie all’eco di complessi segnali acustici, ed ovviamente è saltata fuori un’enorme astronave sigariforme luminosa adagiata sul fondale marino, assolutamente identica a
quelle che vengono rilevate negli alti strati dell’atmosfera.
La presenza di attività ufologica nei fondali marini sembra essere collegata anche all'esistenza di basi aliene sottomarine,
come testimonierebbero anche alcuni reperti tecnologici presenti nei fondali mari.
Riporta Roberto Pinotti nel suo libro del 2003 "Oggetti Sommersi non identificati" (editoriale Olimpia), una dichiarazione di un comandante di una nave da crociera, la Eugenio C. della “Costa”, che fa molto pensare in merito a quel tipo di avvistamenti che si riconducono alla fenomenologia ufologica ma che si caratterizzano per il luogo dell’avvistamento, cioè le distese marine:
"in navigazione agli uomini di mare è in effetti possibile osservare nelle migliori condizioni di visibilità, nelle tenebre notturne fra cielo e acqua, davvero di tutto: navi ed imbarcazioni di ogni tipo, velivoli e mezzi aerei in volo, fenomeni ottici ed elettrici dell’atmosfera, satelliti in transito, fenomeni astronomici…, ma anche manifestazioni estremamente insolite e comunque destinate a restare inspiegabili. Solo che tutto ciò resta al massimo agli atti nel libro di bordo; ben difficilmente filtra all’esterno, diventando di dominio pubblico".
Gli USO (Unidentified Submerged Object o Unidentified Submarine Object, in italiano Oggetto sottomarino non identificato o Osni) sono forse assai più interessanti del fenomeno ufologico di carattere aereo. Il testo è stato scritto dal fondatore del C.U.N. (il Centro Ufologico Nazionale) che parla di diversi casi, internazionali e nazionali avvenuti nell’arco di quasi 60 anni). Un particolare rilievo viene dato all’ondata degli avvistamenti nell’Adriatico nel 1978, un anno in cui si registrò una significativa ondata di eventi marini.
Ecco uno stralcio del paragrafo che tratta l’argomento:
nel 1978 alcuni membri del Centro Ufologico Nazionale si recarono a San Benedetto del Tronto per un’inchiesta di prima mano sui vari fenomeni riferiti dalla stampa locale.
Qui la prima meta dei ricercatori fu la capitaneria di porto, dove per circa un'ora fu loro possibile intrattenersi a colloquio con il comandante, il colonnello Franco De Martino.
Questi confermò di avere a disposizione numerose dichiarazioni di vari testimoni oculari, ma, in quanto “materiale riservato”, evitò di mostrarle agli interlocutori.
I quali ricostruirono tuttavia le varie vicende in un quadro abbastanza preciso e organico.
A lavoro concluso, essi si trovarono di fronte a 3 tipologie di fenomeni:
Il Colonnello De Martino escluse categoricamente che i vari fenomeni potessero attribuirsi alla presenza di sottomarini o di altri mezzi navali, poiché, i fondali delle zone indicate non
raggiungono i 20 metri (la profondità varia da un minimo di 14 a un massimo di 20 metri).
"I fenomeni del tipo 1,2,3 (affermò l’ufficiale) sono stravaganti e non conosco precedenti simili. E’ certo però, che non possiamo parlare di suggestione collettiva".
Ma ecco le segnalazioni:
A)
Data imprecisata compresa tra il 14 e il 23 Ottobre, ore 2.30 circa.
Luogo: a 5 miglia dalla costa, tra San Benedetto del Tronto e Grottammare (fondale di 13 metri).
Testimone: Dino Vesperini. Il fenomeno dura alcuni minuti, si manifesta con una "luce rossa" intensa in avvicinamento, più grande delle luci delle imbarcazioni e apparentemente maggiore del disco lunare.
La forma dell'apparizione era circolare, con un tenue alone.
Vesperini, osservando la luce dirigersi verso la sua imbarcazione e temendo una possibile collisione, devia la rotta. La luce passa così a meno di mezzo miglio da lui e nel frattempo osserva che non si riflette sulla superficie marina.
Su di essa si intravede una "zona scura" indefinita che procede insieme con la luce.
Nessun rumore di genere viene distinto. Solo dopo il transito, il testimone avverte un evidente moto ondoso, come dovuto al passaggio di un normale natante.
Le condizioni atmosferiche sono buone, il mare è calmo, il cielo sereno e la visibilità è ottima. Il marittimo dà importanza al fatto solo dopo diversi giorni, in seguito alle numerose altre
segnalazioni dei colleghi. Ovvero, gli altri casi:
B)
Data: 18 Ottobre 1978, ore 9.00.
Luogo: a circa 4 miglia nautiche al largo di Pedaso, a Sud in direzione di Cupra, una improvvisa colonna di acqua di circa 5 metri di diametro si solleva a non più di di 150 metri dal motopeschereccio "Gabriela Padre", ricadendo poi sulla superficie marina.
L’altezza della colonna è valutata sui 30 metri.
C)
Data: 23 ottobre 1978, ore 11.00.
Luogo: a meno di due miglia e mezzo al largo del fiume Tesino, presso Grottammare.
Identiche condizioni di mare. Sono al largo lo stesso motopeschereccio Gabriela Padre e l’imbarcazione Patrizia. Nuovamente e, senza alcun preavviso, una colonna d’acqua in tutto e per tutto simile a quella del 18 Ottobre si solleva dal mare.
Sempre nella stessa mattinata, a 12 miglia dalla costa, Luigi Paci dal Breghisse avvista per 4-5 secondi un’altra colonna d’acqua alta almeno una dozzina di metri.
D)
Data: 24 Ottobre, ore 9.00.
I testimoni coinvolti sono Fausto Ricci (Presidente della cooperativa Marinesca) e Florindo Soncini (a bordo del motopesca Rapepi).
Nella stessa zona di mare e come il 23 Ottobre (a 4 miglia dalla costa) a circa 200 metri dalla poppa, qualcosa affiora in superficie. Ma non è una colonna d’acqua.
Si tratta invece di un grande corpo scuro lungo più di 20 metri che, osservato per circa mezzo minuto, poi s'immerge senza alcun rumore.
Viene inizialmente avanzata l’ipotesi di una balena, ma per la vicinanza alla costa ed il basso fondale di 10-12 metri, l’idea è prontamente abbandonata. Ma il mistero rimane.
E)
Data: 26 Ottobre nella mattina. Sole e mare calmo.
I marinai del "motopeschereccio Nello" avvistano sulla superficie del mare aperto una sorta di solco vorticoso, come prodotto dal passaggio di un motoscafo.
Ma non c’era alcun natante di quel genere. "Qualcosa", comunque, correva velocissimo sotto il pelo dell’acqua, tanto da produrre una scia visibile in superficie.
F)
Data: 27 Ottobre, ore 13.00.
Testimoni ancora Fausto Ricci e Nicola Paolini a bordo del motopeschereccio Triglia.
I 2 intravedono nella stessa zona di mare, teatro dei casi del 23 e del 24 Ottobre, una grossa "sagoma" immergersi rapidamente.
Tale fenomeno provoca una grande ondata che fa vacillare l’imbarcazione.
Non viene avvertito alcun rumore. Il giorno precedente gli stessi testimoni avevano anche osservato nel medesimo tratto marino un'altra colonna d'acqua alzarsi di colpo dai flutti.
Ricci aveva osservato sulla metà della colonna una specie di macchia scura non meglio definibile. Comunque faceva pensare a qualche corpo solido, rigido e compatto.
Ma sicuramente il caso più interessante e a suo modo eclatante è quello del 21 Dicembre 1978, quando una di queste "presenze" fu osservata da centinaia di persone per parecchie ore e
fotografata all’altezza di Bellaria. Le sensazionali istantanee scattate dal fotografo professionista Elia Faccin, su segnalazione e per ordine dei Carabinieri, poi pubblicate dal settimanale
“Panorama” (n.664 del 9 Gennaio 1979), erano e sono tuttora fin troppo significative. Quel giorno Faccin venne svegliato dai militari, precedentemente allertati dai passanti sul lungomare, verso
la mezzanotte del 20 Dicembre 1978:
"corri Elia, c’è un UFO in mare!".
45 anni, fotografo specializzato in ritratti da spiaggia, Faccin pensò sul momento a uno scherzo. Poi, riconosciute le voci a lui familiari del brigadiere Nazareno Fiori e dell'appuntato Petronio Pacelli in servizio a Bellaria, afferrò la sua Olympus e un teleobiettivo da 400 millimetri e raggiunse rapidamente la spiaggia.
Lì la gente sostava già da un paio di ore per via di una specie di bastimento in fiamme quando un grande oggetto luminoso e quasi accecante era comparso dal nulla sull’orizzonte fra cielo e mare. Tremante per l’emozione, al momento di scattare la prima foto, Faccin si rese conto che l'otturatore automatico della sua sofisticata fotocamera si era inspiegabilmente bloccato: "qualcosa aveva influito magneticamente sul meccanismo", ipotizza ancora oggi Faccin. Il professionista, tuttavia, non perde tempo e ricorre a un altro apparecchio fotografico, questa volta manuale, inquadra e scatta una serie di istantanee che poi risultarono di ottima qualità.
❖ Prologo
Il caso venutosi a creare nell'Ottobre del 1967 a Shag Harbour, Nuova Scozia, Canada, è destinato a rimanere come uno dei casi più famosi ed eclatanti della casistica ufologica mondiale. Pare
infatti, che quella notte un oggetto volante non identificato sarebbe caduto in mare. Dato il fatto che il velivolo non venne mai identificato, fu anche la volta, che un governo classificò un
incidente aereo come "non identificato", confermando l'effettiva presenza di un UFO.
❖ Il caso
La notte del 4 Ottobre 1967, verso le 23:30, molti cittadini della cittadina di Shag Harbour affermarono che uno strano oggetto luminoso sarebbe caduto nelle immediate vicinanze del porto della
zona. Poco prima, i testimoni giurarono di aver udito un suono molto simile ad una bomba; all'inizio un forte "fischio" e alla fine, un forte scoppio.
Molti riferirono anche di un immediato lampo di luce subito dopo che l'oggetto si inabissò in acqua. La prima segnalazione dell'incidente arrivò da Laurie Wickens, un residente locale, che quella sera si trovava in compagnia di 4 suoi amici.
Mentre questi si trovavano in auto, procedendo verso l'autostrada 3, in direzione di Shag Harbour, avvistarono un oggetto in cielo che rapidamente si stava abbassando verso le acque del porto. Incuriositi dall'evento, Wickens e gli altri decisero di procedere verso un punto di osservazione migliore per cercare di capire di cosa si trattasse; fu proprio li che notarono che il velivolo di un colore giallo chiaro nella parte alta, ma non riuscirono a vedere altro mentre si stava inabissando in acqua. Questi, pensando si trattasse di un incidente aereo, chiamarono la polizia di zona; ma inizialmente non furono creduti.
Furono però le altre segnalazioni di altri residenti della zona a far ricredere i poliziotti.
Tra le varie segnalazioni, ne arrivarono alcune che descrissero l'oggetto in modo un pò più dettagliato; lungo circa 60 metri, volava inclinato a 45 gradi e mostrava 4 o 5 luci lampeggianti
di colore arancione luminoso.
15 minuti dopo l'incidente, arrivarono alcuni agenti di polizia della zona, constatando insieme ad altri testimoni che nelle acque del porto, dove si era inabissato il velivolo, spuntava una
pallida luce gialla luminosa. Pensando chiaramente che si trattasse di un aereo, gli agenti contattarono immediatamente delle squadre di soccorso della contea di Halifax, per iniziare le ricerche
dei possibili sopravvissuti.
In poco tempo, si formò una prima squadra di soccorsi e partirono dal porto di zona delle barche da pesca, che, una volta vicini alla zona dello schianto, non videro nulla, né rottami, né corpi di un possibile equipaggio del velivolo, tranne una schiuma gialla in superficie dell'acqua, essa era larga ben 80 metri e lunga mezzo miglio.
La guardia costiera che arrivò un'ora dopo il fatto, non poté fare di meglio, non si trovò assolutamente nulla. La mattina dopo, gli enti di soccorso della zona confermarono che non mancava, né, ancor meno, si registrarono passaggi in zona di nessun tipo di aereo.
La stessa mattina, gli enti di zona che si stavano occupando delle ricerche del velivolo, mandarono un telex con alta priorità direttamente alla base dell'aeronautica militare di Ottawa e che si occupava anche delle segnalazioni di avvistamenti UFO.
Il telex affermava che ogni possibile ipotesi "artificiale" era assolutamente scartata, ossia: razzi e aerei di qualsiasi genere. Il telex venne quindi etichettato come un "UFO Report".
Il capo della base militare fece girare il comunicato direttamente al Comando della Marina, dove si richiedeva di inviare in zona una squadra di sommozzatori alla ricerca del velivolo.
Questi ultimi, girarono il comunicato alla squadra dei sommozzatori della Marina militare che vennero inviati sul luogo dell'incidente. 2 giorni dopo il misterioso crash, una squadra di sommozzatori perlustrò le acque per ben 3 giorni consecutivi, ma senza ottenere risultati.
Un pescatore, affermò di aver visto qualche rottame, che a suo dire sembrava un pezzo di metallo color alluminio, ma, non fu mai confermata la reale presenza dei rottami.
In definitiva: non fu trovato nulla.
❖ Un'altra storia
Questa la versione ufficiale in merito al crash di Shag Harbour.
Cosa si inabissò nelle acque canadesi? Ufficialmente qualcosa di non meglio identificato, ma sicuramente, non un aereo. E allora cosa? Con il tempo, iniziarono a venir fuori diverse teorie e varie indagini condotte anche da ufologi canadesi interessati al misterioso evento.
A quanto pare, la teoria più accreditata e probabile, vuole, che nel caso, ci sia di mezzo anche la Marina Americana, che, insieme a quella Canadese, avrebbero collaborato per la ricerca e il recupero del misterioso velivolo. A quanto pare, questa flotta lavorava presso una base top-secret di rilevamento sottomarino presso Shelburne, a circa 30 miglia da Shag Harbour. Secondo un testimone militare, l'UFO che si sarebbe poi schiantato nelle acque canadesi e precedentemente segnalato dai radar militari in Siberia per poi arrivare fino in zona, dopo essersi inabissato, si sarebbe mosso sott'acqua unendosi ad un secondo velivolo. Effettivamente, c'erano varie navi militari in zona.
Secondo i testimoni, i militari erano interessati un pò più del normale alle ricerche.
A quanto pare, fu confermata anche la presenza della Marina statunitense, segno che qualcosa di davvero importante si schiantò sotto quelle acque.
Altri testimoni, come un tuffatore americano di nome "Harry" furono convinti della natura extraterrestre del velivolo e che, la Marina militare sapeva benissimo cosa stesse accadendo. Si affermò anche della presenza di un secondo velivolo, intento probabilmente a soccorrere il primo. La ricerca del velivolo fu improvvisamente cessata il giorno 11 Ottobre.
La stessa notte, come riferito da alcuni testimoni, un UFO, forse identico a quello schiantatosi giorni prima, venne visto partire dalla stessa zona del sito del crash.
Durante la metà degli anni '90 si presentò un testimone, che, a suo dire, lavorava presso la Marina militare all'epoca dei fatti. Questi, che rimase anonimo, iniziò a raccontare una particolare
storia ai ricercatori che si interessarono al caso.
In questo racconto, il testimone afferma che già si sapeva che una volta raggiunto Shag Harbour con la sua squadra non avrebbero trovato nulla, poiché, "l'obiettivo" era già stato localizzato al
largo delle coste a Shelburne.
Questi continuò dicendo che la Marina canadese, insieme a quella americana, stavano collaborando a questo "lavoro", monitorando per tutto il tempo necessario gli oggetti con l'ausilio di radar e sonar sottomarini, confermando che stavano operando sott'acqua e che gli UFO erano 2 e non 1 come si voleva far credere.
Il monitoraggio tramite sonar per i rilevamenti subacquei durò almeno 3 giorni, fino a quando venne intercettata la presenza di un sottomarino Russo che stava entrando nelle acque alleate al Nord. La Marina, decise quindi di spostarsi per intercettare il sottomarino, ma nel momento in cui questi tornarono nella zona ove c'erano i 2 UFO, questi scomparvero.
Tuttavia, tranne che confermare il fatto che il testimone fosse davvero un membro della Marina militare, non ci fu modo di verificare le sue affermazioni.
L'unica cosa strana che emerse fu che tra i documenti e i rapporti del caso, ci furono effettivamente delle ricerche sostanziali per oltre 10 giorni.
❖ Avvistamenti
Dopo il crash, si iniziò a parlare anche di avvistamenti UFO dalle segnalazioni effettuate dai cittadini e prontamente riportate dal giornale "The Chronicle-Herald".
Tra questi è interessante il caso avvenuto la notte del 12 Ottobre, esattamente una settimana dopo il crash. La segnalazione fu di un certo Lockland Cameron di Woods Harbour, che affermò che, oltre lui, c'erano anche alcuni membri della sua famiglia e alcuni parenti. La loro attenzione fu inizialmente colta da una strana interferenza sul televisore senza capire da cosa fosse originata. La risposta arrivò prontamente quando Cameron uscì di casa e, osservando il cielo, vide 6 luci di colore rosso ad un'altitudine compresa tra i 500 e i 600 metri. Queste rimasero immobili per circa 7/8 minuti per poi sparire dalla loro vista.
Poco dopo, ne riapparvero altre, ma questa volta di colore arancione e di numero inferiore (4). A questo avvistamento se ne aggiunse un altro la stessa notte, dove una serie di luci gialle furono viste partire rapidamente verso nord-est.
Il "Chronicle-Herald" scrisse che i vari avvistamenti segnalati nella zona erano analoghi, dalle descrizioni infatti, emergono delle analogie, sia per la tipologia delle luci che per il colore ed il comportamento. A prescindere dalle voci e dalle testimonianze sul caso, il tutto rimase un mistero che ancora oggi non trova una spiegazione.
La sigla inglese U.S.O. (Unidentified Submarine o Submerged Objects: Oggetti Sottomarini o Sommersi Non Identificati, O.S.N.I. in Italia) si riferisce alle peculiari manifestazioni di natura ufologica associate all'idrosfera. L'usologia è dunque quella branca dell'ufologia che studia gli oggetti sottomarini non identificati, fenomeno strettamente connesso ai più tradizionali oggetti volanti non identificati che interessano lo spazio atmosferico ed extra-atmosferico terrestre. II 24 Novembre 1972, i periodici di tutto il mondo riportarono la singolare notizia, secondo la quale, unità navali della flotta norvegese individuarono e circoscrisero, nel fiordo di Sogne, un inusitato oggetto subacqueo non identificato che i giornalisti designarono con l'acronimo U.S.O. 2 giorni dopo, l'anomala formazione sottomarina eluse inesplicabilmente la vigile sorveglianza della Marina Militare norvegese e, oltrepassando il cordone che le unità navali avevano stretto intorno ad essa, si dileguò senza lasciare la minima traccia.
Un evento analogo si verificò nel Giugno 1967, quando, nel Golfo Nuevo, la Marina Militare argentina intercettò e cinse d'assedio un presunto sottomarino fantasma di notevoli dimensioni, oggetto che ben presto svanì in circostanze altrettanto misteriose.
Nel corso degli anni, gli U.S.O. assunsero connotati strutturali, funzionali e prestazionali sempre più definiti, tanto da indurre i ricercatori del settore ad includere ufficialmente il neologismo nella terminologia ufologica.
Tale decisione, dettata dalla necessità di utilizzare un vocabolo facilmente memorizzabile cui riferire sinteticamente le manifestazioni ufologiche associate all'idrosfera, ovvero, un termine in cui fosse esplicitamente ravvisabile una forte analogia letterale e concettuale con la popolare sigla inglese U.F.O. (Unidentified Flying Objects: Oggetti Volanti Non Identificati, O.V. N.I. in Italia, Spagna, Francia e nei paesi latino-americani) e che, conferisse una veste ufficiale a tali manifestazioni inquadrandole entro una categoria fenomenica determinata e facilmente distinguibile da altri fenomeni di natura ufologica o paranormale.
La ricca casistica ufologica annovera numerose segnalazioni di avvistamenti occorsi nelle acque dei mari, laghi e fiumi, sebbene i primi siano maggiormente interessati da tale fenomenologia. E' interessante notare che già prima del 1947, fatidico anno della nascita ufficiale dell'ufologia, tra gli eventi inesplicabili dell'epoca furono riportati numerosi avvistamenti di enigmatici oggetti sottomarini non identificati, sovente sorpresi nell'atto di emergere dalle acque (evento noto come splash-up) o di immergersi in esse (splashdown).
Una delle prime segnalazioni di un possibile U.S.O fu quella del celebre navigatore ed esploratore genovese Cristoforo Colombo che, durante la traversata dell'Oceano Atlantico, annotò sul libro di bordo un avvistamento del genere di cui fu testimone prima di toccare la terra delle Americhe. Nel 1978, la linea costiera dell'Adriatico fu interessata da un massivo flap (ondata) ufologico, durante il quale numerosi testimoni oculari assistettero a più riprese a fenomeni inesplicabili a cui la stampa italiana non dette sufficiente risalto, nonostante l'imprevedibile verificarsi di tali eventi esotici avesse generato una paralisi del traffico marittimo e delle attività peschiere di alcuni litorali.
La tipologia morfo-strutturale degli U.S.O. è diversificata quasi quanto quella ufologica e comprende egualmente oggetti di apparente natura metallica, di forma discoidale, cilindrico-sigariforme e di dimensioni estremamente variabili.
Le inverosimili peculiarità prestazionali degli U.S.O., quali movimenti a zigzag detti jerky, repentine variazioni di traiettoria ad angolo retto e acuto, fulminee accelerazioni e decelerazioni, sostanziale assenza di emissione sonora e limitato spostamento dell'acqua, risultano essere analoghe a quelle degli oggetti volanti non identificati, con l'unica variante differenziale, che il fluido all'interno del quale si muovono è rappresentato dall'acqua anziché dalla miscela gassosa dell'atmosfera terrestre.
L'ondata di avvistamenti del 1978, occorsa sulle coste italiane dell'Adriatico, fu caratterizzata da 3 tipologie di manifestazioni qui di seguito riportate: formazione diurna di colonne d'acqua ad altezza variabile da 30 a 150-300 metri emerse improvvisamente dalla superficie del mare in prossimità dei natanti, nonostante la totale assenza di vento e di moto ondoso.
Non esiste a tutt'oggi una teoria scientificamente plausibile che esplichi le modalità e la causa della formazione delle colonne d'acqua, caratteristica esclusiva degli U.S.O. anche se comune a numerosi avvistamenti di questo tipo in tutto il mondo.
Uno dei casi più famosi risale al 5 Aagosto 1958, quando enormi colonne d'acqua si innalzarono incomprensibilmente dalle acque istriane di Brioni di fronte a 2 attoniti capi di stato: il Generale jugoslavo Tito ed il Presidente egiziano Nasser.
Non si può escludere a priori che tali manifestazioni siano riconducibili ad un singolare effetto che il sistema propulsivo degli U.S.O. eserciterebbe sull'acqua, ammesso che questi siano effettivamente velivoli di natura esogena al pianeta.
L'ipotesi di bolle o masse gassose proiettate verso la superficie del mare dagli abissi marini si è dimostrata fin troppo spesso solo una spiegazione di comodo.
Gran parte dei ricercatori ufologici ipotizza che i disturbi radiofonici ed il malfunzionamento del radar e della strumentazione elettronica di navigazione siano ascrivibili a EMF (Electromagraetic Fields: campi elettromagnetici) di elevata intensità, generati probabilmente dal sistema propulsivo non convenzionale ad energia elettromagnetica antigravitazionale, altrimenti detto elettrogravitazionale, di cui gli U.S.O., come del resto anche gli U.F.O., usufruirebbero per muoversi nello spazio atmosferico, extra-atmosferico terrestre ed interstellare.
L'assoluta assenza di variazioni nell'assetto posizionale della massa d'acqua circostante gli oggetti sottomarini non identificati in movimento, suggerirebbe la possibilità che questi si avvalgano di un sofisticato sistema di propulsione non convenzionale fondato sui principi fisici della QED; la magnetoidrodinamica o elettrodinamica quantistica, lo sfruttamento tecnologico dei quali consentirebbe ad un corpo materiale di penetrare e di procedere mediante una sorta di moto quantizzato in un mezzo senza introdurre in esso perturbazioni di alcun tipo. I mass-media e le autorità civili e militari attribuirono inizialmente le rapide e fantomatiche incursioni degli U.S.O. ad avveniristici ed avanzati sottomarini sovietici o libici illegalmente penetrati nelle acque territoriali dell'Italia e di altri paesi, tuttavia, la succitata fenomenologia di fortiana memoria, sovente associata agli avvistamenti usologici, ha reso estremamente difficile spiegare tali manifestazioni in termini convenzionali. Gli ufologi ritengono che la capacità che gli U.S.O. hanno di immergersi ed emergere dalle acque marine, lacustri e fluviali, non sia limitata e limitabile ad un ristretto entourage di tipologie modo-strutturali di U.S.O., bensì, debba essere considerata una prerogativa tecnologico-prestazionale comune a tutti gli OMNT identificabili di fatto con gli U.S.O. La cospicua casistica usologica indicherebbe un forte interesse da parte degli oggetti sottomarini non identificati per l'idrosfera terrestre, fatto che potrebbe essere imputato alla volontà di studiare il mondo sommerso con la sua incredibile varietà di flora e fauna, oppure, come alcuni ufologi arditamente postulano, all'edificazione e/o alla presenza di presunte installazioni logistiche e di appoggio segrete subacquee occupate da una colonia aliena in missione scientifica e/o militare. La segretezza di tali avamposti alieni sarebbe efficacemente garantita dalle grandi profondità dei fondali oceanici marini e di taluni specchi lacustri e dall'ottima copertura offerta dalle imponenti masse d'acqua del globo terracqueo.
Le aree geografiche in cui le presunte basi sottomarine aliene sorgerebbero ed in cui il numero di avvistamenti di natura usologica è elevato sono dette zone-finestra; tuttavia, al momento non esiste uno studio statistico che conferisca credibilità a tale ipotesi nonostante numerosi ricercatori sottolineino che una significativa percentuale della casistica specifica interessi determinate regioni marine quale ad esempio il tristemente celebre Triangolo delle Bermuda.
In questo tratto oceanico, innumerevoli testimoni oculari, tra cui piloti di aerei, marinai e pescatori hanno dichiarato di avere assistito a T.L.P. notturni e di aver rilevato il malfunzionamento e talvolta persino l'arresto di diverse strumentazioni elettroniche di bordo. Anomalie geografiche simili si riscontrerebbero anche nel Mare del Giappone, ove, alcuni studiosi ritengono di avere individuato un triangolo virtuale dalle caratteristiche analoghe a quello delle Bermuda, il Triangolo del Diavolo, in cui vi sono state numerose segnalazioni di avvistamenti di natura usologica e "strane luci misteriose" apparirebbero una volta l'anno sull'isola di Kyushu, nella notte tra il 31 Luglio ed il 1 Agosto.
Uno dei casi più eclatanti verificatisi in loco fu quello del capitano W. Rutheford, il quale, al comando di una nave cisterna fu testimone della comparsa di alcune misteriose cupole che apparentemente comunicavano mediante segnalazioni luminose con una sorta di "tubi infuocati", i quali, a loro volta, evoluivano ad elevata velocità sulla superficie del mare.
Gli scettici hanno ipotizzato che tali manifestazioni luminose, sovente avvistate anche a sud della città di Tokio, nelle acque di Oshima, siano riconducibili a banali fenomeni di triboluminescenza a seguito di terremoti e maremoti di magnitudo variabile; tuttavia, il complesso comportamento mostrato da queste luci e le modalità con cui esse si manifestano ed agiscono, denotano l'esistenza di una volontà intelligente che le guida, caratteristica assolutamente non riscontrabile in un mero fenomeno naturale.
Un UFO in fondo al mare Baltico?
E’ l’ultimo giorno di Luglio ed è anche Domenica: rilassiamoci un po’, ma la notizia che sto per darvi è seria, serissima: altrimenti non l’avreste mai vista qui sopra.
Viene nientemeno che da Live Science: sui fondali del Golfo di Botnia, fra Svezia e Finlandia, è stato individuato un grande oggetto circolare di natura completamente sconosciuta.
Ne parlo perché mi piace dare risalto a ciò che, su questo pianeta, ha evidenza scientifica ma non spiegazioni note. Trovo che sia un antidoto all’orgoglio presuntuoso che ci fa trattare la Terra come se fosse di nostra proprietà e non la casa comune che ci ospita.
E del presunto UFO subacqueo c’è anche un video.
La formazione circolare di natura sconosciuta è stata individuata col sonar da una spedizione guidata dal ricercatore svedese Peter Lindberg, che di professione non fa l’ufologo: si dedica bensì al recupero degli oggetti preziosi presenti all’interno degli antichi relitti navali.
Guardate:
Il misterioso oggetto circolare subacqueo giace alla profondità di quasi 90 metri e ha il diametro di circa 18 metri. Il sonar ha individuato anche alcune (presunte) tracce sul fondale, come se (dice Lindberg) il “coso” si fosse mosso.
Che roba è? Peter Lindberg non lo sa: dice che non ha mai visto nulla del genere in 18 anni di cacce subacquee. Live Science nota (giustamente) che ad un esame più preciso e più ravvicinato la circolarità potrebbe non risultare così netta e che i segni sul fondale potrebbero benissimo non essere legate a movimento alcuno.
I tabloid svedesi comunque hanno apparecchiato un banchetto con questa notizia, suggerendo che si tratti di un disco volante caduto in fondo al mare.
Peraltro potrebbe essere una formazione naturale, oppure un manufatto (ma quale?) affondato, o qualsiasi altra cosa: semplicemente (diciamocelo) non lo sappiamo.