L’Australia meridionale e la Nuova Zelanda, negli ultimi mesi del 1978, furono teatro di una notevole serie e più che mai anomali avvistamenti, i cosiddetti Oggetti Volanti Non Identificati (OVNI). Uno di questi però ebbe un tragico esito, perché coincise con la scomparsa del testimone, un giovane pilota australiano di vent’anni di nome Frederick Valentich (di origini italiane, in quanto, suo padre, Guido, era originario del Friuli Venezia Giulia). Il fatto ebbe luogo nella notte del 21 Ottobre 1978 sullo Stretto di Bass, il burrascoso braccio di mare che separa il continente australiano dall’isola della Tasmania, ove le acque dell’Oceano Pacifico si fondono con quelle dell’Oceano Indiano.
❖ I fatti
Frederick era decollato dall’aeroporto di Moorabbin di Victoria, con visibilità buona e venti leggeri; ma, appena 50 minuti dopo, mentre si dirigeva verso l’isola King, dev'essere accaduto
qualche fatto imprevedibile. Prima di scomparire nel nulla con il suo aereo, un Cessna 182, Valentich vide qualcosa; qualcosa che aveva tentato di descrivere alla torre di controllo di Melbourne
parlando con l’operatore Steve Robey.
Più precisamente, aveva chiesto conferma della presenza di un grande oggetto volante con 4 luci brillanti che si librava alto sopra di lui e che sembrava quasi voler “giocare” con il suo aereo;
ma gli era stato risposto che nella zona, dai piani di volo come pure dallo schermo radar, non risultava la presenza di alcun velivolo estraneo.
«Si sta avvicinando da est… Sembra che stia giocando a qualche sorta di gioco.
Vola a una velocità che non posso valutare… Mi sta sorpassando.
Ha una sagoma lunga… sta tornando verso di me, ora…
Ha una luce verde e una specie di luce metallica all’esterno.
La cosa sta girando sopra la mia testa… Sto procedendo per King Island.
Che strano oggetto, si sta librando sopra di me è in bilico sopra di me e non è un aeromobile» («The Encyclopedia of Ufos», Ed. Ronald
D. Story; «Flying Saucer Review», Marzo 1979).
Queste furono le ultime parole pronunciate da Frederick Valentich, il quale, subito dopo aver segnalato che il misterioso oggetto luminoso si era posizionato al di sopra del proprio aereo, chiuse
la trasmissione. Nonostante la giovane età, egli era un pilota abbastanza esperto (aveva sulle spalle 150 ore di volo) e sicuramente capace di distinguere un normale aereo, civile o militare che
fosse da un oggetto volante di diversa natura; e, a maggior ragione, da un semplice fenomeno atmosferico.
Alla base di terra si udì un forte rumore metallico che durò per una ventina di secondi, dopo di che, la comunicazione cadde definitivamente.
E quella fu l’ultima volta che un essere umano udì la voce di Valentich e l’ultimo giorno in cui egli e il suo aereo furono visti: infatti, scomparvero entrambi nel nulla, letteralmente; e nessun relitto o detrito, nessuna chiazza di carburante, nessun indizio di alcun genere, vennero mai più ritrovati nelle acque dello Stretto di Bass, o altrove.
...Nei giorni che seguirono immediatamente la scomparsa di Valentich, nel cielo australiano e in quello della vicina Nuova Zelanda vi furono molti avvistamenti di misteriosi oggetti luminosi.
...“luci brillanti e pulsanti… che appaiono e scompaiono.
Nello stesso momento, furono individuate sul radar di Wellington delle immagini radar inspiegabili. Una di queste immagini sembrava seguire l’aereo mentre i testimoni a bordo osservavano una luce accecante apparire per qualche minuto.
Durante il volo di ritorno, una luce si avvicinò a meno di 10 miglia nautiche dall’aereo.
Questa luce, a quanto disse uno degli operatori televisivi, “aveva la base fortemente illuminata e una specie di sfera trasparente nella parte superiore”.
Qualunque fosse la natura dell’oggetto, esso fu sottoposto a un’osservazione notevolmente approfondita sia da parte dei testimoni, sia da parte delle apparecchiature elettroniche, perché, non
soltanto fu visto dagli operatori televisivi e dai 2 piloti dell’aereo, ma fu anche rilevato dal radar di bordo dell’apparecchio.
Inoltre, l’elusiva immagine dell’oggetto fu documentata con una pellicola a colori.
In tutto, la troupe televisiva riprese ben 23.000 fotogrammi su pellicole da 16 mm.
In seguito, i fotogrammi furono consegnati al fisico ottico della Marina degli Stati Uniti, Bruce Maccabee perché le analizzasse al computer.
Il film rivelò una breve, ma altamente e interessante serie di immagini di misteriosi oggetti volanti. Una sequenza mostrava una sagoma a forma di campana che brillava nella parte inferiore, così come era stata descritta dal cameraman.
Un fotogramma di tale sequenza mostrava ciò che avrebbe potuto essere la traccia dell’oggetto mentre eseguiva il classico “cerchio della morte” e dimostrava una grandissima velocità dell’oggetto stesso rispetto a quella di ripresa della telecamera.
Un’altra sequenza mostrava un oggetto che oscillava a frequenza costante, da una vasta forma circolar coloro giallo brillante a una forma triangolare più cupa, di color giallo rosso.
Dall’analisi dei film, Maccabee valutò che uno degli oggetti, se effettivamente si trovava a 10 miglia nautiche di distanza dall’aereo come risultava dalle rilevazioni del radar di bordo, doveva aver un diametro tra i 20 e i 30 metri.
Secondo il suo rapporto, l’oggetto emetteva una luce estremamente potente, equivalente a quella che avrebbe emesso una enorme lampada da 100.000 watt.
Inoltre, fece un’altra scoperta sorprendente, partendo dal presupposto che i movimenti della telecamera o altri fenomeni valessero zero: uno degli UFO, mentre stava eseguendo il “cerchio della
morte”, avrebbe avuto una velocità di 5.000 Km/h.
Quando Maccabee ebbe terminato il suo studio, il film e l’altra documentazione annessa furono sottoposti al giudizio di un vasto gruppo di scienziati americani esperti in ottica, biofisica,
radar, fisiologia ottica e astronomia. Tutti furono unanimi nel dichiarare di non essere in grado di spiegare nessuno degli strani eventi che si erano verificati nel corso di quell’avvistamento
nel cielo della Nuova Zelanda.
Secondo loro, contrariamente ai pareri espressi pubblicamente da altri ricercatori, le luci non identificate non erano né Venere né altri pianeti. Non erano neppure stelle, meteore, palloni d’alta quota, aerei fuori rotta, satelliti, illusioni atmosferiche o luci riflesse e non si trattava di una montatura. Secondo loro, erano veri e propri (“Unidentified Flying Objects”), cioè, oggetti volanti non identificati. Questo avvistamento fu il primo in cui furono fatte registrazioni dal vivo mentre si osservava un UFO che contemporaneamente veniva filmato e tracciato su radar. Maccabee a questo proposito, affermò:
“se non si è trattato di un UFO, allora è stata una serie di coincidenze straordinariamente fortuite”.»
Il caso di Frederick Valentich rimane notevole perché, oltre alla scomparsa totale del suo aereo (come avvenne per i 5 cacciabombardieri Avenger partiti da Fort Lauderdale il 5 Dicembre 1945 e per il gigantesco idrovolante Martin Mariner inviato alla loro ricerca), la comunicazione radio con la base a terra indica chiaramente che tale scomparsa fu preceduta e accompagnata dalla presenza di un Oggetto Volante Non Identificato.
Sarebbe veramente chiedere troppo anche allo scettico più incallito se si supponesse una causa naturale di quella scomparsa, come un guasto al motore, visto che il pilota non ne fece alcun cenno; e considerare come puramente accidentale il contemporaneo avvistamento dell’Oggetto Volante Non Identificato.
Ma c’è di più: quell’oggetto evoluiva in maniera intelligente, accompagnando e sovrastando il Cessna 182 e giocando con esso come fa il gatto col topo, grazie ad una velocità di manovra inconcepibile per un velivolo di origine terrestre.
La sensazione che dovette provare Valentich, come già altri piloti che si trovarono in situazioni analoghe, dovette essere quella di una scoraggiante impotenza, come quando ci si trova alla prese
con qualcosa che è incommensurabilmente più forte di qualunque mezzo umano, per quanto tecnologicamente sofisticato. Qualcosa di alieno, appunto.
Valentich è stato rapito da un UFO, come sostenne suo padre Guido, dopo che le ricerche del figlio erano state abbandonate da parte delle autorità australiane?
Probabilmente non lo sapremo mai.
Alcuni indizi però lo fanno pensare o, quanto meno, tendono a suggerirlo; e sebbene la cosa possa apparire sconcertante ed esponga al rischio del ridicolo chi si azzardi anche solo ad
ipotizzarla, una simile congettura è pur sempre meglio di niente, in assenza di altre spiegazioni plausibili. E questo per una ragione molto semplice che si potrebbe riassumere con un celebre
aforisma di Sir Arthur Conan Doyle:
«Dopo aver eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità».
Ora, che una tecnologia aliena possa essere molto più sviluppata di quella terrestre, non è per nulla da considerarsi impossibile; né deve essere considerato impossibile il fatto che il nostro
pianeta ed i suoi abitanti siano oggetto di attenzioni da parte di creature provenienti da altri mondi o da altre dimensioni.
Numerosi indizi, al contrario, fanno pensare che ciò avvenga da moltissimo tempo, fin da quando esistono testimonianze umane (si pensi alle cronache di Giulio Ossequiente); mentre testimonianze fossili, come oggetti tecnologici imprigionati in antichissime rocce, suggeriscono che tale presenza risalga addirittura a
molto prima che l’uomo apparisse sulla Terra…
di Francesco Lamendola
Qui sotto, il dialogo tra la torre di controllo e l'aereo di Frederick Valentich.
Le sigle del dialogo significano rispettivamente per il Cessna, DSJ (Delta Sierra Juliet) e per la torre, SAV (Servizio di Assistenza al Volo). Il dialogo è stato inserito anche nel rapporto investigativo delle autorità australiane (vedi sotto).
19 06'14" |
|
DSJ: |
Melbourne, qui Delta Sierra Juliet. E’ in corso traffico sotto i 5.000? |
SAV: |
DSJ. Nessun passaggio a nostra conoscienza. |
DSJ: |
Qui Delta Sierra Juliet, sembra vi sia un grosso aereo sotto i 5.000. |
19 06'44" |
|
SAV: |
Delta Sierra Juliet, che tipo di aereo vedete? |
DSJ: |
Delta Sierra Juliet, non posso affermare, ha 4 luci brillanti, sembrano luci di posizione per l’atterraggio. |
19 07'00" |
|
SAV: |
Delta Sierra Juliet |
19 07'31'' |
|
DSJ: |
Melbourne, qui Delta Sierra Juliet, l’aereo è appena passato sopra di me ad almeno 300 metri. |
SAV: |
Delta Sierra Juliet, roger, confermate che si tratta di un grosso aereo? |
DSJ: |
Non identificato, a causa della velocità di spostamento. E’ in corso attività aerea militare? |
SAV: |
Delta Sierra Juliet, nessun aereo identificato nelle vicinanze. |
19 08'18" |
|
DSJ: |
Melbourne, si sta avvicinando da est. |
SAV: |
Delta Sierra Juliet. |
19 08'48'' |
|
DSJ: |
Delta Sierra Juliet; mi sembra che stia facendo i giochetti, mi ha sorvolato 2 o 3 volte a velocità che non ho potuto accertare. |
19 09'00" |
|
SAV: |
Delta Sierra Juliet, roger, qual’è la vostra quota attuale? |
DSJ: |
Quota 1500, 1.. 5.. 0.. 0.. metri. |
SAV: |
Delta Sierra Juliet, confermate non identificazione dell’aereo? |
DSJ: |
Affermativo |
SAV: |
Delta Sierra Juliet, roger, tenete il contatto. |
19 09'27'' |
|
DSJ: |
Delta Sierra Juliet, Meobourne, non è un aereo,è... (microfono muto per 2 secondi). |
19 09'42'' |
|
SAV: |
Delta Sierra Juliet, potete descrivere… ehm, l’aereo? |
DSJ: |
Delta Sierra Juliet, quando passa ha forma allungata (microfono muto per 3 secondi) non posso dire altro, salvo che ha grande velocità (microfono muto per 3 secondi ). Ora è davanti a me, Melbourne. |
19 10'00" |
|
SAV: |
Delta Sierra Juliet, roger, quali dimensioni ha l’oggetto? |
19 10'19'' |
|
DSJ: |
Delta Sierra Juliet, Melbourne, sembra in posizione stazionaria. In questo momento sto girando in circostanze e l’oggetto fa altrettanto, sopra di me. Ha una luce verde con riflessi metallici. Molto lucente esternamente. |
SAV: |
Delta Sierra Juliet. |
19 10'46'' |
|
DSJ: |
Delta Sierra Juliet (microfono muto per 5 secondi). E’ sparito. |
SAV: |
Delta Sierra Juliet. |
19 11'00'' |
|
DSJ: |
Melbourne, non sapete che tipo di aereo ho incontrato? E’ militare? |
SAV: |
Delta Sierra Juliet, confermate che…ehm… l’aereo è appena scomparso? |
DSJ: |
Ripetete. |
SAV: |
Delta Sierra Juliet è ancora li l’aereo? |
DSJ: |
Delta Sierra Juliet è (microfono muto per 2 secondi) in avvicinamento da sud-ovest. |
SAV: |
Delta Sierra Juliet. |
19 11'50'' |
|
DSJ: |
Delta Sierra Juliet, il motore perde colpi; l’ho messo a 23, 24 e sta tossendo. |
SAV: |
Delta Sierra Juliet, roger che intenzioni avete? |
DSJ: |
Mi dirigo a King Island… Attenzione, Melbourne. Lo strano aereo è librato sopra di me ancora (microfono muto per 2 secondi). Si libra e non è un aereo. |
SAV: |
Delta Sierra Juliet. |
19 12'28'' |
|
DSJ: |
Delta Sierra Juliet, Melbourne (microfono muto per 17 secondi) |
Qui sotto la relazione COMPLETA sull'incidente aereo da parte delle autorità aeronautiche australiane .